Perché l’aspirina è tossica per i gatti

Vi sarà capitato di sentire, magari come argomentazione contro la sperimentazione animale, che “l’aspirina è tossica per i gatti e anche una singola compressa può ucciderli “.

La realtà è un po’ più complicata di così, e vale la pena soffermarsi un poco sulla questione.

Una compressa che abitualmente possiamo prendere con una certa leggerezza, come antidolorifico, può effettivamente causare una overdose letale in un felino. Paracelso però, ci insegna che è la dose che fa il veleno: il gatto medio pesa “sensibilmente” meno della persona media, e la dose efficace senza essere tossica, non è di conseguenza la stessa. Si può giustificare semplicemente in questo modo la questione, adducendo come incoscienti coloro che pensano di far bene al loro micino dandogli un’aspirina quando zoppica ?

Ebbene, no. Anche tenendo in considerazione le relative proporzioni di peso, un veterinario che somministri aspirina (non è una cosa inaudita) deve essere molto attento alle dosi e alla posologia.

Non solo: quasi volessero dare il loro supporto agli antivivisezionisti, i gatti sono estremamente sensibili ad un altro comune farmaco di grande efficacia nell’uomo, il paracetamolo.

La differenza non sta nel peso, e fenomeni analoghi si presentano anche con sostanze differenti. Che cosa può essere la causa di ciò ? Abbiamo prima bisogno di un’altra osservazione.

LOLcat can has Science.

Se somministriamo aspirina ad un’essere umano, questa, dopo essere per qualche via giunta nel sangue, avrà una certa concentrazione. Facendo misurazioni successive, possiamo vedere dopo quanto tempo questa concentrazione diventi la metà: questo parametro è detto, in una semplice parola, emivita. Si può intuire che l’emivita di un farmaco dipende anche, in parte, dalla dose di farmaco somministrato: per 1 g di aspirina (una dose alquanto massiccia, ma 1 g è un numero semplice per fare i conti),  l’emivita è pari a circa 5 ore. Cioè, se appena entrata in circolo la concentrazione di aspirina nel sangue sarà x, dopo cinque ore sarà 1/2 x. Niente di complicato.

Possiamo misurare l’emivita anche nei gatti, e osservare come, a parità di dose (sempre 1 grammo per comodità), l’emivita risulta essere 38 ore. Il che significa che prima che la concentrazione di aspirina si dimezzi una sola volta nel gatto, è diventata circa 1/256 della concentrazione di partenza nell’uomo. Sembra una differenza alquanto rilevante, no ?

I gatti sembrano avere un problema di pulizia del sangue: non riescono a decomporre decentemente l’aspirina, o il paracetamolo, quando passano dal fegato, mentre gli esseri umani, ma anche i cani, non hanno alcun problema. Il fatto che le concentrazioni restino così alte anche dopo così tanto tempo rende facile l’accumulo di quantità tossiche di aspirina: di nuovo, è la dose che fa il veleno. Facendo una proporzione sulla base dell’emivita e non solo al peso corporeo, sarebbe come se un essere umano prendesse 60 compresse in un solo giorno. E come non stupisce che 60 compresse di aspirina nell’uomo possano fare parecchio male, allo stesso modo non dovrebbe stupire che possa essere tossica nei gatti: sarebbe sorprendente il contrario!

Perché i gatti non riescono a degradare l’aspirina? Il nostro fegato la demolisce utilizzando una proteina, UGT1A6, che è codificata da un gene che porta lo stesso nome. Ma la versione felina di questa proteina viene a malapena prodotta nei loro fegati. Il che significa che il lavoro di depurazione viene compiuto molto più lentamente, ed ecco che anche una piccola dose può diventare molto tossica.

Questa però è la spiegazione prossimale: è tossica perché non producono a sufficienza la proteina UGT1A6. La domanda che sorge spontanea a questo punto è: perché ?

Si da il caso che il gene UGT1A6 felino sia pieno di mutazioni deleterie, che gli impediscono di produrre una proteina correttamente funzionante. Queste mutazioni sono condivise fra 18 specie moderne di felini, dai ghepardi alle tigri al gatto domestico: il che lascia intendere che siano comparse per la prima volta nell’antenato comune di tutti i felini, che poi è andato a diversificarsi nelle varie specie odierne.

Ma non solo: andando a vedere nel grande calderone della diversità animale, anche altre due specie non feline presentano versioni mutanti di UGT1A6: gli elefanti marini e le iene.

Una filogenesi semplificata di UGT1A6 nei carnivori, un “albero genealogico del gene”, in relazione alle loro diete. Notate come le mutazioni deleterie sono presenti solo negli ipercarnivori.

Cosa hanno in comune felini, elefanti marini e iene ? Anche se la risposta può sembrare strana, la dieta.

Sono tutti animali carnivori. Ma molto carnivori. Così carnivori che si meritano la definizione di ipercarnivori.

La maggior parte dei carnivori sono invece mesocarnivori, come i cani e gli orsi: ovvero, la loro dieta, oltre a carne, contiene anche quantità sensibili di materiale vegetale. I mesocarnivori non presentano mutazioni deleterie in UGT1A6, il che significa che potete tranquillamente dare l’aspirina ad un orso.

La dieta di felini, iene e elefanti marini è composta per più del 70% di carne, da cui lo scettro di ipercarnivori.

Perché mai questa diversità nella quantità di prodotti animali nella dieta dovrebbe essere rilevante per un enzima del fegato che scompone farmaci moderni ? La risposta è piuttosto evidente, se ci pensate.

L’aspirina, chimicamente, non è nient’altro che acido acetilsalicilico: cioè un derivato dell’acido salicidico, una sostanza che, come il nome dice chiaramente, è ampiamente presente nella corteccia di salice e nella Spirea ulmaria .

Che se ne fa una pianta dell’aspirina? Beh, come qualsiasi altra cosa in natura, la usa per cercare di ammazzarvi. Le piante si riempiono di sostanze più o meno tossiche per cercare di impedirvi di mangiarle, mentre gli animali evolvono contromisure per continuare a mangiarle.

Nel momento in cui l’antenato dei felini è diventato un ipercarnivoro, enzimi come UGT1A6 sono diventati per lui sostanzialmente inutili, se non attivamente deleteri. Individui coi geni mutanti e non funzionanti sopravvivono tanto bene quanto quelli con le proteine giuste, e quindi le copie difettose si diffondono tranquillamente nella popolazione.

UGT1A6 non è l’unico gene che ha seguito questa strada verso l’oblio. I gatti producono anche livelli bassissimi di amilasi, gli enzimi che scompongono i carboidrati complessi in zuccheri più semplici. Anche questo è probabilmente il risultato dell’aver abbandonato una dieta contenente vegetali.

Non tutti gli ipercarnivori, però, hanno UGT1A6 non funzionante. Se guardate l’albero filogenetico, potete notare come i mustelidi (es. il furetto) ed alcune specie di iene sono ipercarnivore, ma hanno comunque una versione efficace della proteina. Il che significa che, l’ipercarnivoria, da sola, non è sufficiente a spiegare perché il vostro micio risente più di un furetto dell’azione dell’aspirina.

La spiegazione si può forse trovare andando più indietro nel tempo. I gatti moderni hanno un antenato comune approssimativamente 11 milioni di anni fa.  Prima di allora, intorno a 23 milioni di anni fa, c’è quello che gli esperti definiscono il “cat gap”: non c’è traccia di nessun antenato di felino nei fossili, almeno per 6 milioni di anni. Questo fatto, combinato a osservazioni di natura genetica, fanno pensare che la popolazione del progenitore dei gatti sia passato attraverso un collo di bottiglia evolutivo: la loro popolazione si ridusse enormemente. Un numero più piccolo di individui significa una minore variabilità genetica: se uno di quei sopravvissuti, per caso, dovesse aver avuto una mutazione in UGT1A6, questa sarebbe passata ai suoi discendenti, diffondendosi progressivamente nella popolazione.

A corroborare quest’ipotesi c’è il fatto che l’altro grande ipercarnivoro, l’elefante marino, ha attraversato un collo di bottiglia in tempi più recenti, e allo stesso modo presenta una variante difettosa di  UGT1A6.

I gatti sono macchine assassine, programmate dall’evoluzione per uccidere le loro prede con la massima efficienza. Sono nati per infliggere dolore e sterminare famiglie, infischiandosene delle piante e delle loro tossine.

Che un antidolorifico possa ucciderli sembra quasi il giusto contrappasso.

  1. “Che se ne fa il salice dell’aspirina? Beh, come qualsiasi altra cosa in natura, la usa per cercare di ammazzarvi.”

    Questa è spettacolare.

  2. I carnivori hanno un pessimo gusto « Prosopopea - pingback on 09/04/2012 @15:24
  3. gatti macchine assassine? Sterminano famiglie?? Ma chi ha scritto quest’articolo e’ imparentato coi topi?

    • I felidi in generale hanno pochi rivali tra le altre specie per quanto riguarda la predazione: sono uno dei capolavori dell’evoluzione da questo punto di vista,a mio parere. I gatti in particolare fanno parte di quel ristretto numero di specie che uccidono per “divertimento”; e non c’è molto da stupirsi, visto che li abbiamo selezionati apposta. E li abbiamo portati con noi in ogni angolo della terra, dove hanno provveduto a predare un quantitativo sorprendente di specie autoctone. Le due frasi che riporti sono un modo ironico e iperbolico di sottolineare questo fatto. Non c’è bisogno di essere un topo per rendersi conto di quanto sa essere letale un gatto.

  4. Il concetto “divertimento” e’ un concetto umano; i gatti non mangiano cibo avariato (malgrado le apparenze hanno stomaco delicato se il cibo non e’ quello giusto ) e sono attratti dal movimento perche’ attesta che la preda e’ viva e sana; certo che il predatore deve essere letale per la preda, altrimenti non mangia non si riproduce, si estingue; … al solito si fanno proiezioni mentali umane su altre realta’, come lo psicologo che strappava le zampette una ad una alla pulce e ordinava di saltare .. tolte tutte le zampette e constatando che la pulce non saltava, concludeva: “la pulce senza zampette diventa sorda”

    • C’è un motivo per cui ho scritto “divertimento” tra virgolette. E penso fosse chiaro che la frase originale nell’articolo fosse , comunque, un iperbole ironica. Detto questo, per quanto non sia possibile determinare lo stato mentale di un animale, proiezioni o non proiezioni, se per te saltare in giro il tuo gatto con un gomitolo è farlo “divertire”, lo stesso dovrebbe essere il suo comportamento di caccia-gioco anche se ha subirlo è uno dei milioni di uccelli o roditori che vengono sterminati ogni anno da gatti senza poi essere mangiati.

      Tutto quello che sto dicendo è che i gatti sono predatori temibili. Non vedo quale sia l’utilità di attaccarsi ad ogni parola se questo concetto (che è quello che doveva passare dalla frase) è sufficientemente chiaro.

      Nota amministrativa: se non cambi mail ad ogni commento non c’è bisogno che io ti sblocchi dal filtro antispam e il commento viene pubblicato subito. Forse è meglio se scegli un indirizzo e usi sempre lo stesso.

  5. Eccellente spiegazione. Grande!

  6. Tre anni di Prosopopea! | Prosopopea - pingback on 07/04/2014 @18:43
  7. Tre anni di Prosopopea! | Prosopopea - pingback on 07/04/2014 @18:43
  8. Da medico veterinario: grazie. Non ripeteremo questi concetti mai abbastanza, putroppo: ci sono ancora una marea di gatti che vengono portati in urgenza con avvelenamenti da paracetamolo o aspirina, nonostante le raccomondazioni ripetute alla nausea di non curare con il “fai da te”..grr!

  9. Da medico veterinario: grazie. Non ripeteremo questi concetti mai abbastanza, putroppo: ci sono ancora una marea di gatti che vengono portati in urgenza con avvelenamenti da paracetamolo o aspirina, nonostante le raccomondazioni ripetute alla nausea di non curare con il “fai da te”..grr!

    • Eh, posso solo immaginare quanto sia diffusa la cosa visto che almeno una cinquantina di persone al giorno arriva su questo articolo cercando “Posso dare l’aspirina al gatto?” o qualcosa di affine.

      Grazie a te per la visita e per il commento 🙂

  10. nonsochenomemettere

    La domanda successiva potrebbe essere perché il gene che produce la proteina che metabolizza l acido acetil.. È lo stesso enzima che metabolizza un inibitore blando a livello periferico come il paracetamolo ma di spessore quando si parla di inibizione a livello centrale (cox3)… Solo forme simili?
    È vero che di fatto entrambi agiscono come analgesici, ma il raggio su cui agisce il diverso principio è totalmente con 2 approcci diversi… Uno alla fonte ed uno alla foce.. Mi sembra strano che la natura abbia sviluppato una stessa cosa per 2 approcci cosi distinti… Forse devo solo girare il discorso.
    Il paracetamolo, ottenuto da p nitrofenolo e acido acetico glaciale su stagno, è un composto chimicamente sintetizzato. Utilizzato con attività antipiretica…. Abbiamo visto che fatalità funziona e fatalità va ad agire su delle ciclo ossigenasi che sono a livello centrale. Dove e perché ci sono delle Cox 3 a livello centrale mi sembra a questo punto domanda più che dovuta.
    Da dove eravamo partiti???

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