Quando l’uomo aveva 48 cromosomi

Se, al giorno d’oggi, dovessi per caso dire che l’uomo ha quarantotto cromosomi, le fiere dell’inferno si abbatterebbero su di me: orde di biologi farebbero la fila per insultarmi e fustigarmi di fronte ad un così macroscopico errore. Del resto sin da quando si è bimbi,si insegna, quasi fosse una filastrocca, che di cromosomi se ne ricevono ventitré dal papino, e ventitré dalla mamma: 23 a coppie, per un totale di 46. Poi non sono veramente convinto che la gente abbia un’idea chiara di cosa sia un cromosoma, considerato che la maggioranza degli italiani non sa se è più grande un protone o un elettrone, ma sono ben convinto che se scrivessi qui che l’uomo ha quarantotto cromosomi, il mio pubblico, composto perlopiù da gente più istruita della media oltre che da mia mamma (ciao mamma!), si fionderebbe nei commenti a segnalare il terribile errore.

Quello che però difficilmente questi saccenti arrabbiati tengono presente è che fino agli anni ‘50 la quasi totalità della comunità scientifica era pressoché certa che l’uomo di cromosomi ne aveva quarantotto, ventiquattro coppie. Se non avete idea su cosa sia un cromosoma, e come abbiamo scoperto che i geni stanno sui cromosomi, e come la genetica è stata rimessa assieme alla teoria dell’evoluzione, date un occhio al mio articolo sull’eclissi del darwinismo; forse non vi chiarirà tutti i dubbi, ma almeno avete un idea dello sfondo storico, quasi contemporaneo alla storia che vi sto per raccontare, con cui spero di battere in saccenteria i saccenti arrabbiati.

Un cariotipo umano, cioè una foto la compilation dei cromosomi che vi portate a spasso. Questa foto è un collage del 1979, dopo l’introduzione della colchichina Photocredits: T. C. Hsu

Non mi pare di aver mai definito che cosa sia un cromosoma nell’articolo precedente, e non lo farò neanche adesso: in fondo, i ricercatori degli anni ’20 non avevano una chiara idea di quello che era o non era un cromosoma, e non vedo perché voi dovreste avere un vantaggio. L’unica cosa che dovreste avere è  la vaga idea che il cromosoma è fatto di DNA arrotolato su se stesso, e che i cromosomi appaiono come bastoncini colorati (cromo-somi, corpi colorati, come vuole il nome stesso) solo poco prima della divisione cellulare. Per vedere i cromosomi bisogna beccare le cellule nel momento giusto, quando tutto il DNA è impacchettato nel suo bastoncino. Questa è una sfida tecnica non indifferente, perché in una cellula morente i cromosomi si fondono e si rompono in allegria. Per beccare per bene i cromosomi servivano quindi cellule fresche, e possibilmente con poco altro oltre al DNA di modo che nulla interferisse con l’osservazione. E siccome i metodi di colorazione che cromavano i cromosomi non erano esattamente massimo della precisione era anche bene avere una grande quantità di queste cellule, sicché almeno qualcuna sui prendesse la cellula giusta al momento giusto.

In pratica, servivano montagne di testicoli.

Johannes Friedrich Miescher a metà del 1800 aveva scoperto il DNA (o come la chiamava lui, la nucleina) nello sperma di salmone, e da allora si sapeva che gli spermatozoi contenevano DNA in abbondanza, e poco altro che sporcasse i risultati. Ma per i cromosomi gli spermatozoi non andavano bene: gli spermatozoi non si dividono, e quindi il Dna non si avvolge mai su sé stesso a formare cromosomi, e in più gli spermatozoi portano solo metà del corredo cromosomico. L’ideale erano quindi le cellule progenitrici degli spermatozoi, che si dividono costantemente per mitosi e si trovano nei testicoli.

Ma, agli inizi del novecento, ottenere una quantità considerevole di testicoli umani freschi era una cosa alquanto difficile. Non esisteva l’idea di donare il corpo alla scienza, i taboo sull’integrità del corpo al momento della sepoltura erano molto più forti, e, un po’ come gli anatomisti del rinascimento che saccheggiavano i cadaveri, i biologi disperati dovevano accontentarsi delle gonadi dei condannati a morte, correndo a prelevarli dai cadaveri ancora caldi.
D’altro canto, ottenere testicoli di scimmie varie era ben più semplice: la quantità di primati uccisi agli inizi del novecento non ha veramente pari nella storia: si uccidevano per sport, per farne trofei, per imperizia, intrappolandoli in zoo incapaci di prendersi cura di loro, per il gusto di provare un nuovo tipo di carne esotica… Con tutta questa abbondanza di testicoli freschi, negli anni 20 del 1900 era chiaro agli scienziati che scimpanzé, oranghi e gorilla avevano 48 cromosomi, mentre la situazione nell’uomo era molto più indefinita. Le stime più conservative dicevano 16 cromosomi; altri sostenevano che fossero più di 50, sostenendo che era impossibile che l’uomo, apice della creazione, potesse avere meno cromosomi degli altri primati; alcuni simpaticoni pensavano che le discrepanze fossero spiegabili dal fatto che le diverse razze umane avessero un diverso numero di cromosomi ( e mi sembra inutile specificare che secondo costoro gli scimmieschi neri avessero meno cromosomi degli asiatici, che a loro volta mancavano dei talenti genetici riservati agli evolutissimi bianchi europei).

A fare chiarezza su questo sfondo arriverà nel 1923 uno studio che sarà considerato lo stato dell’arte per quasi un quarto di secolo, con la firma di un biologo texano che rispondeva al nome di Teophilus Painter. Painter, come tutti i genetisti che valevano qualcosa al tempo, aveva lavorato sul migliore amico dell’uomo, il moscerino della frutta, e aveva scoperto nelle sue ghiandole salivari i cosiddetti cromosomi politenici, gargantueschi cromosomi in plurime coppie incatenate tra loro, che semplificarono di molto la vita ai genetisti suoi successori. Painter era però deciso a chiarire una volta per tutte la questione sul numero di cromosomi umani: così, per assicurarsi un flusso costante di testicoli freschi si rivolse ad un suo ex studente, che al tempo lavorava in un manicomio. Invece di piegarsi ai tempi casuali della giustizia, Teophilus poteva avere a intervalli regolari i testicoli “scartati” dalle castrature degli internati, tristemente e spaventosamente comuni a quei tempi.

Queste erano le piastre migliori che Theophilus riusciva a tirare fuori dalle sue spremute di cromosomi. Vi sfido a capire esattamente quanti siano, e quali siano uguali a due a due. Photocredits: Nature Genetics

Nonostante le copiose materie prime, Teophilus non riusciva a decidere con certezza se i cromosomi fossero 46 o 48: dopo aver tergiversato alla ricerca di osservazioni migliori, forse per paura che qualcuno gli soffiasse la scoperta, pubblicò il suo studio tirando ad indovinare: e siccome i cromosomi nei nostri cugini più prossimi erano 48, decise che gli esseri umani ne avevano altrettanto.
Painter, purtroppo per lui, aveva torto: ma dal 1923 al 1955, quando con l’introduzione della colchicina e di migliori microscopi si scoprì l’errore, tutti erano convinti che 48 fosse il magico numero di cromosomi umani; e che non potesse essere diversamente. Del resto, se tutti i nostri cugini più stretti avevano 48 cromosomi, era ragionevole credere che l’antenato comune di tutte le scimmie avesse 48 cromosomi. Come si poteva passare da 48 a 46 cromosomi ? Gli ibridi sono quasi sempre sterili proprio perché il numero di cromosomi è sbagliato: non si riescono a separare correttamente i cromosomi durante la formazione di uova e spermatozoi, e quando si incontrano con con spermatozoi o uova sane questi spesso la fusione non avviene, o lo zigote muore immediatamente dopo. Non solo: negli anni ‘
40 cominciava ad essere chiaro che certe malattie, come la sindrome di Down o di Turner, erano dovute a cromosomi extra o in meno del normale.
Anche ammettendo che per un caso fortuito, saltasse fuori dal nulla un primo mutante con 46 cromosomi invece che 48, e che non avesse malattie o problemi che interferissero con la sua sopravvivenza, non avrebbe comunque potuto produrre prole fertile, e quindi propagare i suoi geni.
Eppure oggi sappiamo con certezza che l’uomo ha 46 cromosomi, e il nostro antenato comune con gli scimpanzé 48. Come lo spieghiamo ?

Andiamo indietro un milione di anni, ad un periodo in cui gli umani (o proto-umani, se preferite), avevano 48 cromosomi. In un fortunato uomo o donna, quelli che erano i cromosomi 12 e 13 (e che sono ancora i cromosomi 12 e 13 negli scimpanzé) si intrecciarono tra loro alle estremità. Così incastrati, finirono insieme in uno spermatozoo o un uovo, formando per la prima volta quello che oggi chiamiamo cromosoma umano numero due. Questo tipo di fusione delle estremità non è raro come si potrebbe credere: capita in media ad una persona su mille, quasi sempre senza ripercussione per la sua salute, perché nelle estremità dei cromosomi non ci sono geni.
Ok, abbiamo quindi un proto-umano con 47 cromosomi invece di 48. Non è ancora abbastanza. Innanzitutto ha bisogno di perdere un altro cromosoma, e, in secondo luogo, deve trovare il modo di spargere in giro i suoi geni, senza ibridizzarsi con proto-umani-48, generando prole sterile.

Diamo un nome, per comodità, a questo proto-umano: il cliché vorrebbe che lo chiamassi Adamo, ma dal momento questo proto-umano doveva essere molto poco convenzionale, quindi per l’occasione lo battezzeremo Kurt.
Quando Kurt fa gli spermatozoi, il suo corpo deve decidere come dividere 3 cromosomi (invece che quattro), in due cellule. Se Kurt ha un cromosoma 12 normale, un 13 normale, e un fuso 12-13, le combinazioni possibili sono 3:
(12) – (13 , 12-13)
(13) – (12, 12-13)
(12-13) – (12, 13)
Le prime quattro cellule che escono dalle combinazioni qui sopra o mancano di un cromosoma, o ne hanno un duplicato; il che significa che sono praticamente sempre letali per l’embrione che possono generare. Gli ultimi due, invece, hanno la quantità di DNA giusta, ma solo lo spermatozoo (12-13) passa la fusione alla generazione successiva.
Non proprio il massimo per il giovane Kurt, che ha solo 1/6 di probabilità di passare la sua fusione speciale.
Quello di cui Kurt ha bisogno è una compagna altrettanto “particolare”, che condivida con lui la fusione (12-13). Chiameremo questa anima gemella Curtney . Senza dubbio vi sembrerà assolutamente improbabile che queste due anime gemelle con esattamente la stessa rarissima fusione si incrocino (in entrambi i sensi), improbabile come trovare la perfetta anima gemella nel mondo reale. Ma il problema sorge solo quando vostro padre v’impone l’esogamia: se diamo per ipotesi che Kurt e Curtney siano fratello e sorella, c’è il 50% di probabilità che abbiano esattamente la stessa fusione. Era tutto molto più comodo quando la tua anima gemella poteva essere il tuo gemello eterozigote.

Ovviamente non c’è assoluto bisogno di incesto fratello-sorella: basta che il gruppo sia sufficientemente piccolo, con incroci tra inincroci tra cugini ed endogamia varia, e le probabilità di un incrocio simile crescono rapidamente. Era più o meno la condizione standard delle comunità pre-umane primitive, oltre che di certe comunità moderne, come alcuni gruppi di Mormoni.

Il frutto dell’amore non-proprio-del-tutto-proibito tra Kurt e Curtney ha, a questo punto, buone probabilità di avere una doppia fusione, e raggiungere il magico numero di 46 cromosomi. Con questo numero magico, non c’è nessun problema di divisione disuguale: tutte le uova o gli spermatozoi formati sono accettabili e fertili: ci sono sempre tutte le istruzioni per formare un essere umano completo, sono solo impaginate diversamente. E quindi tutti i nipotini e le nipotine di Kurt e Curtney, con i loro 46 cromosomi, rimangono fertili e in salute. Impregnandosi tra loro e con la generazione precedente, in cui c’è tanta gente con 47 cromosomi, nel giro di qualche generazione la norma può smettere di essere 48, e diventare 46.

“Bah, tutta teoria e condizionali”, direbbe sicuramente un amichevole creazionista di quartiere. “ Puoi anche farmi vedere con le sequenze di DNA affiancate che il cromosoma umano numero due è uguale alla fusione del 12 e 13 degli Scimpanzé, ma non hai assolutamente nessun modo di dimostrarmi che la storiella che mi racconti può succedere nel mondo reale: è plausibile, ma niente più. Non c’è nessuna prova provata, sono solo favole “.

L’amichevole creazionista di quartiere ha, non sorprendentemente, ancora una volta torto, grazie ad un famiglia cinese i cui membri si vogliono molto bene. Sebbene il suo albero genealogico sia costellato da aborti spontanei e inincroci, questo venticinquenne cinese è perfettamente sano pur avendo una fusione di tutte e due le coppie di cromosomi 15 e 16. Il che significa che ha 44 cromosomi e nessun problema riproduttivo. E non è neppure l’unico caso: per nove generazioni in una famiglia finlandese è rimasta stabile una fusione di cromosoma 13 e 14, con un solo caso di trisomia.

Il cariotipo dell’uomo-44. I cromosomi 15 sono cospicui nella loro assenza. Photocredits: The Tech via Stanford University

Il povero Theophilus non aveva torto, era solo in ritardo di una decina di milioni di anni.

Gartler, S. (2006). The chromosome number in humans: a brief history Nature Reviews Genetics, 7 (8), 655-660 DOI: 10.1038/nrg1917

Ventura, M., Catacchio, C., Sajjadian, S., Vives, L., Sudmant, P., Marques-Bonet, T., Graves, T., Wilson, R., & Eichler, E. (2012). The evolution of African great ape subtelomeric heterochromatin and the fusion of human chromosome 2 Genome Research, 22 (6), 1036-1049 DOI: 10.1101/gr.136556.111

26 Commenti.

  1. Bello, mi aspettavo le api ma anche questo parla di genetica ed è interessante.

  2. Un piccolo appunto: 2 coppie di 23= 92. La matematica (e l’italiano) non sono un’opinione 😉

  3. nice one

  4. editing: *Courtney*
    😉

  5. Parlo da ignorante desideroso di conoscenza, quindi non lapidatemi. Il neanderthal quanti cromosomi aveva?

    • Oh, non ti lapido per niente perché è una domanda validissima, alla quale non abbiamo una risposta assolutamente determinata: abbiamo praticamente il completo di Neanderthal, ma è difficile dire quanti cromosomi aveva sulla base della sequenza, perché se guardi i telomeri (i cappucci che in teoria stanno alle estremità dei cromosomi), anche l’homo sapiens dovrebbe averne 48 (la fusione di cui parlo nell’articolo è troppo recente perché sia sparita). Però, siccome l’antenato comune più recente tra Neanderthal e Homo Sapiens è circa 700 mila anni fa, dopo questo evento di fusione, è molto molto probabile che ne avesse anche lui 46.

      Tra l’altro per culo ho conosciuto qualche mese fa Johann Krause, uno dei tipi che ha fatto il sequenziamento del genoma di Neanderthal e dell’uomo di Denisova, ed è un figo allucinante. Non c’entra nulla ma volevo condividere.

      • Quindi l’ipotesi che il Neanderthal, sia stato “riassorbito” per ibridazione non è da scartare? Ho letto tante teorie, ma non ho abbastanza basi per farmi un idea (la mia biologia è ferma alla 3 liceo)

        • Dal sequenziamento del genoma nostro e loro sappiamo che c’è stata una certa percentuale (2%) di ibridazione tra neanderthal e sapiens, ma le sequenze che abbiamo sono troppo divergenti, e c’è troppo poco Neanderthal in noi perché siano stati “riassorbiti” per ibridazione, se ho capito che intendi

  6. l’ibridazione è l’unica cosa logica sul mistero dei Neanderthal………..solo che essendo molto meno numerosi dei sapiens…..si sono estinti come razza vera e propria

  7. Tre anni di Prosopopea! | Prosopopea - pingback on 07/04/2014 @18:43
  8. treslunas

    Mi sfugge una cosa: se 48 va bene, 46 va bene (è possibile e permette la riproduzione), 44 va bene, in che modo l’esistenza di un gruppo di figli-di-kurt con 46 cromosomi è prevalsa sull’esistenza di figli di sino44 o di papi48?
    In altre parole, se pure è data la possibilità di esistere con 46 cromosomi partendo da 48 (condizione necessaria), questa non è condizione sufficiente a dimostrare il punto di arrivo della nostra storia, ovvero la non esistenza di uomini con 48 cromosomi (questione che mi sembra anch’essa interessante).

  9. Ma allora la canzone dei Tool “46&2” fa riferimento a sti benedetti cromosomi si o no?
    E se si…. Qual’è il problema? Il fatto che queste persone abbiano accesso a uno stato di coscenza/conoscenza piú elevato?
    Non capisco.
    Ciao!

  10. Tutto molto interesante e valido. Pur tuttavia è solo una teoria non dimostrabile in modo “popperiano”.
    Tra l’altro il cromosoma 2 è uno dei più sensibili ai cambiamenti.
    E sono tutti cambiamenti deleteri, ( http://www.news-medical.net/health/What-is-Chromosome-2.aspx )
    In parole povere, un salto da 48 a 46 cromosomi è tutt’altro che “una passeggiata”, al contrario di quello che questo articolo vuole farci credere.
    Abbiamo ancora molto da studiare.

  11. Pietro Trevisan

    Scusa se ti rompo le scatole con una questione ridicola, ma è importante per me, per rispondere a quelli che vedono alieni preistorici dappertutto (vedi ineffabili seguaci di Mauro Biglino). Cosa posso rispondere a quei visionari esaltati che vanno in giro a dire che non è possibile che in natura i nostri cromosomi da 48 siano diventati 46, e quindi devono essere stati gli alieni a toglierne 2? (naturalmente non si sognano di spiegare perché questi alieni vanno in giro per l’universo a fregare i cromosomi altrui, ma questa è un’altra storia…).
    Lo so, è ridicolo…. ma ci sono sempre più svitati ed ignoranti che anziché venire lapidati, delirano sul web…. e io vorrei potergli rispondere a dovere.

    • Mah, non puoi tirare fuori con logica e evidenze uno che nell’angolo si è infilato per ragioni che nulla hanno a che fare con logica e evidenze. Per cui è una causa mezza persa.

      Il principio però, che forse non passa abbastanza bene da questo pezzo, è che non abbiamo “tolto” niente. C’è stata una fusione di due cromosomi, ma son rimasti persino telomeri e parti strutturali dei due cromosomi precedenti. Non è che manca o è stata aggiunta roba. E le fusioni sono relativamente comuni, come da esempio dell’articolo, nell’uomo quanto in tante altre specie.

      E piú in generale, salvo impedire la riproduzione con generazioni precedenti, non mi sembra che la fusione del cromosoma due abbia alcun particolare significato adattativo. Si è potuta diffondere solo grazie ad un collo di bottiglia.

      E anche lí, anche per un ingegnere alieno è una scienza bizzarra, scegliere di cambiare in quanti “volumi” è diviso il genoma senza cambiarne in maniera significativa il contenuto.

      • Pietro Trevisan

        Grazie, è quanto mi bastava. Si tratta di stabilire se certa gente crede a certe cose per fanatismo (e quindi non c’è niente da fare) o solo per ignoranza (e allora si può provare a spiegarglielo in modo che non si facciano più imbrogliare dal primo vendifumo bufalardo che trovano sul web).
        Io mi illudo ancora che qualcuno possa essere salvato dalla stupidità….

        • Il Trevisan non ha capito niente, però è contento perché non è stato “tolto” niente. Biglino non ha mai detto che sia stato tolto niente, e si rifà a studi di biologi e genetisti.
          È chiaro che la riduzione cromosomica (traslocazione Robertsoniana) è la fusione di due cromosomi in uno solo, l’attuale nostro cromosoma 2.

          Ciò impedisce la procreazione tra 48 e 46 e non si capisce perché l’evoluzione abbia attraversato questo “collo di bottiglia”, ma non abbia riguardato nessuno tra gli individui a 48 cromosomi.

          Ma al Trevisan piace vincere facile. Tra l’altro non è stata data nessuna risposta all’utente treslunas sopra che chiedeva qualcosa in merito, riporto:

          “Mi sfugge una cosa: se 48 va bene, 46 va bene (è possibile e permette la riproduzione), 44 va bene, in che modo l’esistenza di un gruppo di figli-di-kurt con 46 cromosomi è prevalsa sull’esistenza di figli di sino44 o di papi48?
          In altre parole, se pure è data la possibilità di esistere con 46 cromosomi partendo da 48 (condizione necessaria), questa non è condizione sufficiente a dimostrare il punto di arrivo della nostra storia, ovvero la non esistenza di uomini con 48 cromosomi (questione che mi sembra anch’essa interessante).”

          • Giesù raga, che peso che siete. Io non so neanche come avete trovato sto articolo, ma sta cosa che gente che non ha mai preso in mano un libro di genetica che viene a commentare qui a opinare in mala fede non finirà mai di stupirmi.

            Per definizione di collo di bottiglia, il collo di bottiglia riguarda tutti gli individui nella popolazione. Inclusi i proto-48. Vuol dire che da una popolazione grande, si è diventati una popolazione piccola; vuol dire che se prima i 47 erano in proporzione rari, improvvisamente i 47 diventano in proporzione frequenti. Successo in un sacco di specie, specialmente in isole e altre popolazioni ad alto tasso di inincrocio, ci sono specie di topi che vanno dai 22 ai 30 cromosomi, non è una cosa particolarmente speciale.

            Non c’è nulla di “necessario” nel fatto che abbiamo 46 cromosomi invece che 48. Non è un cambiamento adattativo (Cfr: anche 44 va bene), non c’è un vantaggio dell’avere 46 cromosomi invece che 48. Non è neanche una questione di casualità, è una questione contingente: il sistema era in disequilibrio, è andato all’equilibrio verso 46 invece che verso 48. Poteva benissimo tornare verso 48. Ma la storia questa volta è andata verso 46.

            Volete credere agli omini verdi che vengono e modificano le scimmie perché altrimenti è “impossibbbbile”!? Va bene, come vi pare, basta che non rompete il cazzo a me. Avete il diritto di essere nel torto. Andate in pace.

  12. Spini Gianfranca

    Trevisan, Biglino si limita a tradurre la Bibbia e a confrontarla con Le tavolette dei sumeri tradotte da Sitchin. Dato che nessuno sa come siano andate veramente le cose e che la “scienza” di stronzate e successive revisioni ce ne ha propinate tante, tieniti la tua spocchia per te che fai una migliore figura

    • Pietro Trevisan

      Gianfranca, la spocchia fa fare brutta figura solo a chi parla di ciò che non conosce e non capisce. Biglino non si limita a “tradurre” proprio alcunché, anzi non traduce quasi niente, se non una o due parole di ebraico, poi non fa altro che sciorinare le sue balenghe teorie su alieni che calano con i loro dischi volanti sulle are sacrificali per sniffare grasso bruciato di neonato perché hanno dimenticato a casa il Valium…. se uno vuol credere a tali stronzate e credere che nella Bibbia ci siano gli alieni, sono cazzi suoi…. ma che non venga a rompere le scatole a chi si ostina a non credere che gli asini volano….

  13. E’ chiaro che si tratti di traslocazione robertsoniana.
    Il Neanderthal di cromosomi ne aveva 48.
    Non possediamo il 2% del codice del Neanderthal.
    Ancora tutt’oggi la scienza non ha idea di come possa essere avvenuto il gran salto evolutivo dall’homo sapiens a noi. Ma se si tratta di evoluzione e quindi la natura ci ha fornito i mezzi per sopravvivere nell’habitat di appartenenza,allora com’è che siamo dei disadattati nel nostro stesso habitat?! Presto o tardi con il supporto della scienza arriveranno a comprenderlo anche quelli come Pietro Travisan 😮 Il quadro generale è molto più ampio e complesso di quel che riporta in commento.

    • Pietro Trevisan

      Beh, “caro” Davy, io credo che neanche la scienza potrà farti capire che non è necessario immaginare alieni che piombano sulla Terra per fare strani (e del tutto inutili) esperimenti con i terrestri (quella che avrebbero avuto bisogno di schiavi è un’idea del tutto insensata e assurda), per spiegare i misteri dell’evoluzione, ammesso che siano veramente dei “misteri inspiegabili” come vorrebbero far credere certi ufomani….
      Ma mi domando anche se chiunque potrebbe arrivare a farti comprendere alcunché, dato che non solo non sei capace di scrivere il mio nome correttamente (mi chiamo Trevisan, e non “Travisan”, anche se mi sento indubbiamente TRAVISATO da gente come te), ma non sei neanche capace di capire che non c’è stato nessun “salto evolutivo” dall’Homo Sapiens a noi…. dato che noi SIAMO l’Homo Sapiens.
      Che il quadro generale sia molto più ampio e complesso di quel che possiamo credere io o te, non c’è dubbio, ma la differenza fra me e i biglinisti, è che io me ne rendo conto, loro NO. Hanno già la spiegazione pronta per tutto…. sempre quella! GLI ALIENI! (O gli alienati?).

      • Bhe che ti rispondo a fare, è come parlare con un bigotto: un caso perso. 🙂

        • Pietro Trevisan

          Ecco, bravo…. sparisci! Per me invece è come parlare con un fanatico, oltre che bigotto!