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Scarafaggi, parassitoidi e libero arbitrio

Nel cercare una foto da aggiungere al sempre crescente numero delle Prosopopic of the day su facebook, sono incappato in un immagine stupenda di uno dei miei parassitoidi preferiti in assoluto: Ampulex compressa, la vespa gioiello.

E’ bellissima, con tutti quei colori iridescenti, quel maestoso addome dall’aspetto metallico, e la sua estrema abilità come neurochirurgo.
Photocredits: Enio Branco via Flickr

Da adulta la vespa gioiello sembra quasi una vespa come tante. Ronza in giro, si accoppia, mette in mostra la sua livrea di modo che fotografi amatoriali possano finire su national geographic. Quando però la femmina deve deporre le uova, comincia il vero divertimento.

Innanzitutto, la femmina cerca uno scarafaggio ben pasciuto: con rapidità fulminea, lo colpisce con il suo pungiglione alla schiena, facendogli contrarre le zampe anteriori. Lo fa per guadagnare tempo e poter infilzare una seconda volta la sua vittima con maggiore precisione: il suo pungiglione penetra l’esoscheletro dello scarafaggio all’altezza della testa, raggiungendo un ganglio cefalico, praticamente il suo cervello.

La maggior parte delle vespe si accontentano di usare una tossina paralizzante per fermare la loro preda. La vespa gioiello è molto peggio. La sua specie pratica l’equivalente di una lobotomia da prima che l’uomo inventasse il fuoco. Ampulax compressa sottrae alla sua vittima il libero arbitrio.

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Cartesio, P-Zombie e Mutanti

Molte cose si possono dire di Cartesio, ma non che non sapesse il fatto suo. Descartes era un filosofo ma era anche uno scienziato, ha gettato le basi dell’ottica, dissezionava animali vari e aveva una vaga idea di come i nervi trasportavano fisicamente le informazioni al cervello, anche se non ne aveva una concezione elettrochimica.

Ma Cartesio era comunque un dualista. C’era una profonda differenza, secondo lui, tra la mente e il resto del mondo. Le percezioni sono proprie del soggetto: un’intera classe può vedere un neurone accendersi, ma solo il soggetto sente il dolore. Quindi (?) il mondo è fatto di eventi mentali che sono distinti dagli eventi fisici. Addirittura composti da una sostanza diversa, immateriale, come una specie di ectoplasma, l’unica cosa che può essere perturbata da pensieri e sensazioni. Non solo ci sono proprietà mentali e fisiche, distinte, e le persone possono provare entrambe.  Ci sono proprio due veicoli diversi che le portano a spasso.

Teologicamente, tutto questo è fin troppo comodo:  in questo modo si può sottolineare come non c’è motivo per cui la res cogitans (leggasi, anima)  dovrebbe avere la stessa speranza di vita di un corpo fisico.  Ma il dualismo sostanziale di Cartesio non è, fortunatamente, obbligatorio.

Descartes, non essendo scemo, si rendeva perfettamente conto che esiste fin troppa correlazione tra i due tipi di eventi: pianta un chiodo nel piede del prossimo e vedrai che questo non solo causa cambiamenti fisici, ma anche l’evento mentale “dolore” nella vittima. E vale anche l’opposto:  la paura che il prossimo ti prenda a sberle dopo che gli hai bucato il piede causa la tua corsa disperata verso il rifugio più vicino.  Gli eventi in un regno influenzano gli eventi nell’altro, anche se in principio dovrebbero essere completamente distinti. Cartesio si inventa che c’è un interfaccia anima/corpo nella ghiandola pineale (tra l’altro per ragioni fisiologiche sensate),  ma non ha realmente idea di quello che sta dicendo.

Cartesio si era fatto tutti questi problemi perché, notoriamente, era riuscito con la formuletta magica “cogito ergo sum” a convincersi della sua esistenza, ma aveva ancora qualche dubbio sull’esistenza delle altre menti. Quando qualcuno di saccente gli faceva notare che andare in giro a piantare chiodi nei piedi della gente aveva conseguenze sia fisiche che mentali correlate insieme, lui faceva notare che poteva darsi che gli altri fossero zombie, o mutanti.

Zombie o mutanti ?!?

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