La possibilità di navigare con successo in un campo di asteroidi

Devo darvi una brutta notizia.

C-3PO vi ha mentito.

Certamente, guardando un documentario storico scientificamente accurato come Star Wars, non avreste mai immaginato che un droide affidabile come trepiò potesse ingannarvi.

Invece, si rivela una canaglia al pare del suo compare Han Solo.

Purtroppo gli Wookie non sono famosi per staccare le braccia ai Droidi disonesti.

É giunta l’ora di sfatare questo mito.

Per quanto sia un luogo comune della fantascienza, volare in un campo di asteroidi è quasi una passeggiata di salute, ben lontana da 3720 a 1 che millanta Anthony Daniels.

La realtà è che in un campo d’asteroidi la maggior parte degli elementi è minuscola, e la maggior parte degli asteroidi di dimensioni degne di tale nome (ovvero, per definizione, 50 metri sul lato più grande) sono distanti tra loro centinaia di migliaia di kilometri. Non bisogna avere un Millennium Falcon per destreggiarsi lì in mezzo.

Anzi, in barba al cialtrone dorato, ben 12 sonde spaziali hanno attraversato indenni la fascia di asteroidi nel nostro sistema solare. Per essere precisi, nell’ordine, Pioneer 10 e 11, Voyagers 1 e 2; Ulysses; Galileo; NEAR, Hayabusa, Cassini; Stardust; New Horizons e Rossetta hanno fatto questo “pericolosissimo” viaggio, e non solo non hanno avuto alcun problema dovuto a asteroidi, ma  la maggior parte non è neppure riuscita a fotografare asteroidi durante il suo viaggio. Tanto che, per avvicinare un asteroide, la Nasa, recentemente, si è dovuta impegnare: la sonda Dawn è stata specificamente lanciata per andare ad incontrare Vesta e Ceres, due asteroidi (anche se Ceres è classificata come pianeta nano).

Vesta, da una foto di Dawn scattata il 24 giugno da una distanza di 5000 km circa. E' bella grossa, più o meno 500 Km di media. Cliccate per la versione HiRes.

Se voleste sommare tutta la massa degli asteroidi nel sistema solare, arrivereste a stento al 4% della massa della Luna. E comunque un terzo di tutta quella roba è rappresentata da Ceres, che è il più grosso oggetto del suo tipo dalle nostre parti. Quando Ceres fu scoperta (tra l’altro da parte di un italiano, Giuseppe Piazzi ) tutti pensavano fosse un pianeta; fu  William Hershel, l’astronomo famoso per aver scoperto Urano, ad inventare apposta per lei il nome asteroide, stella-roccia. E adesso ha cambiato di nuovo definizione.

Tutto questo per dire che C3PO è ufficialmente entrato nella mia lista di cialtroni.

Ma già sento gli apologi di quel pezzo di ferraglia: ” Eh ma tu parli della nostra fascia di asteroidi, lì erano in una galassia lontana lontana!!!!!11!!one!!!eleven!1!!!! ”

L’universo è grande. Molto molto grande. Quindi, è possibile che in un ben preciso momento, da qualche parte in un punto dell’universo ben più distante della farmacia in fondo alla strada, ci sia un campo di asteroidi pericoloso da navigare, ma è estremamente improbabile che, anche con il motivatore dell’iperguida funzionante, potreste mai trovarvici in mezzo.  Il fatto è che anche se  una fascia di asteroidi fosse estremamente compatta e ci fossero le collisioni e le esplosioni che tanto piacciono a Hollywood, la situazione si risolverebbe in maniera alquanto rapida: questi impatti farebbero infatti schizzare in tempi brevi (almeno su scala galattica) gran parte della massa degli asteroidi fuori dalla fascia, che andrebbe sempre più stabilizzandosi, fino a diventare qualcosa di relativamente simile alla nostra fascia degli asteroidi, che, al momento della sua formazione, conteneva qualcosa come 1000 volte la massa che possiede oggi.

Quindi ogni quanto ci sono collisioni in una fascia degli asteroidi ragionevole, come la nostra ? La Nasa stima che le collisioni di asteroidi di dimensioni tali da ospitare un exogorth (il vermone) da 900 m siano più o meno una ogni 10 milioni di anni. Sono sicuramente tante su una scala di tempi galattici, ma credo che la fuga di Han Solo attraverso il campo di asteroidi di Hoth sarebbe stata un tantino meno emozionante se fosse stata più accurata.

Se C3PO non fosse un cazzaro di proporzioni intergalattiche, avrebbe dato una stima più veritiera della probabilità di finire spappolati contro un asteroide: qualcosa di più simile ad una probabilità su un milione, almeno per le sonde della Nasa, che non hanno problemi coi giunti di potenza.

A questo punto resta solo una domanda da farsi:

Qual’è la ragione del tasso di suicidi così alto tra i piloti dei caccia TIE ?

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