I bradipi preistorici sono interessanti.

Ricordo che un’ oziosa domenica pomeriggio,  ormai parecchio tempo fa,  stavo bevendo il mio thé delle 5 in compagnia della mia ragazza,  e alla tv, quello che credo fosse ” Passaggio a Nord Ovest ” parlava di un qualche ritrovamento fossile da qualche parte in Sud America.

Niente fuori dall’ordinaria amministrazione per un documentario, almeno finché in video non appare un distinto signore francese, che il programma presenta come esperto mondiale di bradipi preistorici. Esperto Mondiale Di Bradipi Preistorici.  Credo che sia inutile dire che la sua è decisamente la professione più awesome al mondo.  Posso solo immaginare quanto vantaggio un simile titolo ti possa dare ad un cocktail party:

” Ah,  sì,  beh, io lavoro per una società assicurativa, è un lavoro estremamente appagante, guadagno bene, ed ho un sacco di responsabilità e blablabla sono una persona fondamentalmente noiosa. Tu cosa fai nella vita ? ”
” Sono un esperto di bradipi preistorici. ”

Fatality. Flawless Victory.

Al di là di questo, però, uno può legittimamente chiedersi cosa mai ci può essere di tanto interessante nei bradipi prestorici da convincere qualcuno a dedicare la propria vita a studiarli.

E, secondo la mia opinione, basta una singola immagine per scoprire quanto i bradipi preistorici possano essere estremamente fighi:

Megatherium Americanum

Megatherium americanum. Un biscotto a chi indovina perché viene considerato MEGAfauna.

Il primo fossile di bradipo scoperto fu un proprio un Megatherium, nel 1788, a Lujàn in Argentina. Da subito un fossile del genere attrasse l’interesse dei paleontologi e dei naturalisti, tra cui Georges Cuvier, quello famoso per la teoria del catastrofismo, che fu il primo a descriverlo in una pubblicazione scientifica.  Un bestione che poteva raggiungere le quattro tonnellate, che dominava le pampas del tardo Pleistocene.  Era lungo 6 metri, e aveva degli artigli lunghi e ricurvi affilati come una sciabola per infilzare le sue prede, e  denti massicci per masticare fogliame, con una muscolatura estremamente potente. Era quindi un erbivoro o un carnivoro ?

Per analogia con i bradipi moderni, che pur sono estremamente specializzati e diversi dal Megatherium (10 kg e arboricoli vs 4 tonnellate e terricoli ),  è probabile che fosse erbivoro: ma allora a cosa servivano quelle unghie e quei denti ? Le unghie di un Megatherium erano talmente lunghe e ricurve che gli impedivano addirittura di camminare sulla pianta del piede, ma lo costringevano a camminare sulle nocche, come un moderno formichiere. Questo lo rendeva abbastanza lento e goffo, ma c’erano in ogni caso pochi predatori in grado di tirar giù una bestia del genere, anche considerando che quegli stessi artigli con cui si aggrappava ai rami più alti per tirarli verso di lui, potevano essere usati come armi letali. E i denti ? Perché un erbivoro avrebbe dovuto avere una muscolatura verticale così possente, se si cibava di vegetazione ? O non era esclusivamente erbivoro, o doveva cibarsi di frutti e foglie decisamente coriacei.
In effetti, in certe zone del Sud America possiamo trovare tutta una serie di piante con frutti estremamente indigesti, che oggi sono consumati dai cavalli bradi, introdotti dall’uomo, ma che prima dovevano avere qualche altro dispersore:

Annona Purpurea

Annona purpurea. Considerando che ha una buccia uncinata e cresce in cima ad alberi alti dai 6 ai 10 metri, DEVE essere squisita. E’ dell’America Centrale e non dell’Argentina, ma se lo mangiavano i parenti del nostro Megatherium.

Ma,  se le piante di cui si cibavano i bradipi terricoli esistono ancora, ed erano grosse macchine di distruzione che nessuno dei loro contemporanei poteva predare, e considerando che dalla documentazione fossile sembra siano sopravvissuti sostanzialmente immutati per approssimativamente 5 milioni di anni fino ad appena 10 mila anni fa, perché diavolo si sono estinti ?

Non è una domanda con una risposta ovvia. Anzi, non è una domanda con una risposta, per quanto ne sappiamo.  Ma possiamo fare qualche riflessione sul tema chiedendoci cosa stava succedendo in Sud America in quel periodo.
Siamo nel tardo pleistocene, quasi all’inizio dell’Olocene, l’era geologica più recente.  Sappiamo che,  alla fine del pleistocene,  proprio mentre i ghiacciai si stavano sciogliendo, un ondata di freddo polare rigettò per breve tempo il mondo nell’era glaciale, prima di un rapido aumento di temperatura nell’Olocene.  Può  questo essere sufficiente a spazzare via milioni di bradipi, più o meno indifesi ? Sarebbe strano se fosse così. Stiamo parlando della sparizione di grandi mammiferi, che proprio in virtù della loro dimensione sono protetti dal rapido cambio di temperatura.  Hanno un metabolismo più lento e minore dispersione termica rispetto ai mammiferi più piccoli, e una grande capacità di migrare. Il cambiamento climatico sicuramente non gli avrebbe fatto bene, ma sarebbero potuti sopravvivere all’ondata di freddo e al successivo riscaldamento, spostandosi adeguatamente. Se l’estinzione del bradipi terricoli giganti fosse stata dovuta esclusivamente a questo anche le piante del periodo, in quanto più sensibili al cambiamento del clima degli animali,  sarebbero state decimate; e invece non sembra esserci nessun particolare aumento nel loro tasso d’estinzione. Cos’altro stava succedendo alla fine del pleistocene ?

Esiste un sito archeologico, nel New Mexico, a Clovis, dove sono stati trovati artefatti umani vecchi di circa undicimila anni. Successivamente, altri siti con artefatti simili sono stati trovati in altri punti del nord e sud america; in almeno quattordici di questi siti, le selci e le punte di lancia di Clovis sono stati trovati insieme a scheletri di mammuth, mastodonti e bradipi. La deduzione ovvia è che le genti di Clovis li cacciassero. I bradipi erano grossi, lenti, facili da colpire.  E c’è una certa sincronia tra l’arrivo dell’uomo e la scomparsa dei bradipi: nelle Grandi Antille, dove gli esseri umani sono arrivati ottomila anni fa, parenti del Megatherium sono scomparsi contemporaneamente al loro arrivo, invece che tremila anni prima, come nel continente.

Ma una banda di cacciatori raccoglitori armati di selci può essere stata così letale ? Quattordici siti di caccia su due continenti e una relativa sincronia (parliamo sempre di tempi dell’ordine del migliaio di anni) non sono certo prove schiaccianti di uno sterminio.  Eppure, non è plausibile che un cambiamento climatico tanto massiccio da spazzar via i bradipi terricoli dalle pampas della Patagonia fino alle pianure del Nord America abbia risparmiato i vicini carabi per tremila anni.

Homo sapiens non era tuttavia arrivato da solo: aveva portato con se non solo animali addomesticati, ma nuovi, letali patogeni, che nessuna forma di vita delle Americhe aveva mai visto prima. E quindi, esattamente come tredicimila anni dopo i discendenti di quei primi americani  invece di morire sulla punta delle spade degli spagnoli furono decimati da vaiolo e morbillo, così loro stessi avrebbero potuto decimare i bradipi con i loro patogeni al loro arrivo. E’ possibile che sia stata una mutazione di una qualche malattia dall’uomo a qualche altro gigante, oppure che qualche patogeno sia stato trasmesso direttamente dai cani o dal bestiame che l’uomo aveva addomesticato e portato con sé. Eppure, alcune specie avevano già compiuto migrazioni tra l’Asia e il Nord America, e in nessun caso era mai avvenuta una pandemia continentale tale da spazzar via specie intere.

É sostanzialmente impossibile che la corrispondenza tra l’estinzione della megafauna, specialmente i bradipi, e l’arrivo dell’uomo sia una coincidenza.
Il mammuth lanoso è sopravvissuto, nell’isola di Wrangel, al largo della Siberia, settemila anni in più dei suoi contemporanei continentali, nonostante tutti i cambiamenti climatici. Era ancora vivo quattromila anni fa, mentre nella mezzaluna fertile ed in cina sorgevano le prime civiltà.
Il più grande uccello del mondo, il Moa, inetto al volo e autoctono della Nuova Zelanda, è stato spazzato via in due secoli.
Forse questa è soltanto la storia che si ripete.  Forse no.

I bradipi preistorici sono interessanti, perché sono la chiave di volta di un mistero, un mistero che riguarda tutti noi e la nostra responsabilità come membri della specie umana. Fissando in un microscopio le striature su di un dente fossile, non stiamo soltanto analizzando la dieta di un bradipo: stiamo guardando il riflesso della nostra anima.

Un assicuratore non fa nulla di così interessante.

  1. Un anno di Prosopopea! « Prosopopea - pingback on 07/04/2012 @15:40

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