Quando morirò, mielificatemi.

Poco prima di tornare da New York, in aeroporto, mi sono trovato nella quanto mai stressante situazione di non avere alcun libro da leggere. Fortunatamente, all’interno del JFK c’era una libreria. Ora, chi mi conosce sa che io soffro di una forma di ossessione compulsiva: se entro in una libreria, non esco a mani vuote. Mai.
Razionalizzando dunque il quarto libro acquistato in 3 settimane di permanenza negli States come ” Hai bisogno di qualcosa da leggere in volo, no ? ”  misi le mie manine pacioccose su Stiff, The Curious Life Of Human Cadavers (In italiano dovrebbe chiamarsi ” Stecchiti ” ), di cui avevo letto tempo prima una buona recensione su un Scientific American.

Stiff è un libro piuttosto leggero e piuttosto divertente da leggere (eccezion fatta per la transitoria tensione provocatami dal leggere il capitolo sulle morti da incidente aereo, durante un volo aereo.).  Nel libro c’è tutta una serie di aneddoti  divertenti, ma uno in particolare mi è rimasto impresso.

Immagino che più o meno tutti abbiano sentito parlare delle proprietà terapeutiche del miele:  le sue proprietà antinfiammatorie, antisettiche e leggermente antibiotiche sono ben note; Ma dubito che molti, anche tra i fan di cialtronate come la naturopatia o la medicina tradizionale cinese,  conoscano le meraviglie che si potevano trovare nei Bazaar dell’Arabia del 12 secolo.

In questi Bazaar, se avevate tasche abbastanza profonde, potevate trovare qualsiasi cosa; e per qualsiasi cosa intendo qualsiasi cosa, incluso un particolare medicamento fatto con uomo mielificato. Confettura di mummia umana, apparentemente una medicina portentosa rigorosamente da usare per via orale.

Yummy.

La preparazione della confettura di mummia richiedeva uno  sforzo considerevole, secondo quello che ci insegna Li Shin Chen, l’autore della Materia Medica Cinese del 1597:

In Arabia ci sono uomini di settanta o ottant’anni disposti a sacrificare i loro corpi per salvare gli altri. Costoro non mangiano più cibo, ma fanno esclusivamente bagni e assorbono miele. Dopo un mese secernono solo miele (le urine e le feci sono interamente miele) e subito dopo muoiono. I suoi compagni lo posizionano in una bara di pietra piena di miele in cui viene macerato.  La data di morte è posta sulla bara dando l’anno e il mese. Dopo un centinaio di anni i sigilli sono rimossi. Da essa estraggono una confettura, che è usata per il trattamento degli arti feriti o rotti. Anche una piccola quantità assunta oralmente può curare rapidamente il danno.

Ora, Li Shin Chen si preoccupa subito di far sapere al suo lettore che non sa se la storia dell’uomo mielificata sia vera o meno, il che è abbastanza inquietante. Inquietante perché ciò significa che quando non fa questa precisazione, significa che è sicuro che quello che dice sia usato nell’arte medica. Il che ci fa sapere che, tra gli altri, i Cinesi del sedicesimo secolo si curavano con forfora umana (meglio se presa da un uomo grasso, chiaramente), succo di feci di maiale e “terra dall’estremità prossimale della coda di un asino “.

E voi pensavate che Bear Grylls fosse disgustoso.

Che gente strana i cinesi “;  starai pensando, ” noi europei mai avremmo usato medicamenti del genere “.  Evidentemente tu,  avido lettore, hai ancora una qualche sorta di fiducia nel genere umano. Passerà.

Image from LeFevre's Complete body of chymistry

Frontespizio di ” A Compleat Body of Chymystry “, 1670 . I libri antichi hanno un fascino tutto loro, specialmente quando i titoli sembrano scritti da un LOLcat.

A Compleat Body Of Chymystry, di Nicholas Le Fèvre, era un libro all’avanguardia, nel 1670. Le Fèvre era un autore e medico estremamente rispettato, membro della Royal Society e farmacista personale del re Carlo II.  Come quest’ultimo sia nonostante tutto riuscito ad arrivare a 54 anni resta per me un mistero.

Bisogna comunque dire che Le Fèvre era un rivoluzionario: aveva preso e mischiato un po’ tutte le teorie mediche e alchemiche in voga al tempo, da Paracelso a Galeno ad Aristotele, e fu un meticoloso chimico sperimentale:  identificò tutta una serie di composti chimici medicinali di origine vegetale, e almeno i suoi metodi, se non le sue conclusioni, influenzarono profondamente i suoi successori del primo ‘700.

Le Fèvre, in qualità di farmacista, consigliava l’utilizzo di persone mummificate, anche se non mielificate. Tuttavia, al contrario che in Arabia, in Europa non esisteva il concetto di volontari: Burke e Hare ci sarebbero andati a nozze. Le mummie più richieste erano quelle che venivano dalla Libia, più specificamente i resti di coloro che restavano  intrappolati e uccisi dalle tempeste di sabbia. Le mummie erano talmente richieste dai farmacisti europei che in Egitto alcuni ebrei si improvvisarono tombaroli e crearono un vero e proprio mercato internazionale di autentiche mummie (Ah, il Karma.).  L’ideale, secondo Le Fevré, era utilizzare la mummia di un giovane uomo vigoro per fare un elisir, mischiando tre grani di mummia con carne di vipera e vino.

A cosa poteva mai servire un elisir di mummia ? Apparentemente poteva essere utilizzato per una quantità spropositata di malanni, dalle vertigini ai crampi, ma l’uso più comune era come trattamento per le contusioni.
Le Fèvre faceva ingoiare intrugli di cadavere essiccato per curare graffi.
Tenetelo a mente per la prossima volta in cui vostro figlio/a si lamenterà ” Ma il mercurocromo brucia! “.
La risposta corretta è  ” D’accordo, allora mangia un pezzettino della nonna.

Ora, sia scavando nella Materia Medica che in A Compleat Body Of Chymystry si possono trovare medicamenti ancora più disgustosi:  da feci disciolte a placenta liquefatta, passando per iniezioni di sangue in viso e crani umani distillati. Erano tempi in cui i farmacisti stavano sperimentando cose nuove, un po’ alla cieca. E in alcuni casi c’era una parvenza di verità medica molto ben nascosta dietro alcune pratiche incomprensibili:  forse le feci disciolte non sono il vero antidoto per un fungo velenoso, ma se quello che vuoi fare è tirar fuori i funghi dallo stomaco del tuo paziente, stento a trovare qualcosa di più efficace.

D’altro canto, quando ci si rende conto che i moderni test medici in doppio cieco randomizzati uber-scientifici ci dicono che un placebo, una semplice pillola di zucchero con zero principio attivo,  funziona nel 40% dei casi come antidolorifico, uno comincia a farsi un’idea di come certi trattamenti si potessero essere diffusi. Inoltre,  in alcuni casi, si trovavano trattamenti che, anche se non direttamente, avevano effettivamente principi attivi. Forse il cranio distillato non funzionava come antiepilettico, ma le quattro dita di alcohol e la mezza libbra di oppio che venivano usati durante la preparazione di sicuro avrebbero migliorato l’umore del malato.

C’è anche un fenomeno particolare da considerare. Può sembrare strano visto come funziona l’assistenza sanitaria moderna, ma la storia vuole che fossero i poveri e i diseredati ad essere curati meglio, più o meno fino all’inizio della medicina moderna. Il perché, pensandoci, è quasi ovvio: Le Fèvre, o chi per lui, poteva avere tutte le rivoluzionarie idee che voleva, ma se le avesse sperimentate sul re o su qualche membro della sua corte, e il suo paziente non fosse guarito, sarebbe finito nei guai: un collega invidioso avrebbe potuto far notare la sua irresponsabile deviazione dall’ortodossia e in un battito di ciglio accusarlo di incompetenza e prendere il suo posto.  I poveracci, invece, erano praticamente tanti grossi topi bianchi che mai avrebbero potuto rifarsi su di lui, ed erano perfetti come cavie umane: poiché le malattie che li affliggevano erano bene o male sempre le stesse, dopo un certo quantitativo di trial and error era possibile trovare qualcosa che, per dritto o per rovescio, in qualche modo, funzionasse. Quando una persona normale andava da un normale medico con una malattia normale, normalmente stava meglio: cosa che sicuramente contribuì a rendere la medicina rispettabile nonostante le pretese assurde che poteva avere a prima vista, e i medici ricchi.

Immagino che ci sia una morale da fare, e credo che sia più o meno questa: quando qualcuno vi propone una cialtronata come la medicina tradizionale cinese,  o l’ayurveda, o qualche altra “terapia” alternativa che vi spaccia come saggezza vecchia di millenni, chiedetegli se prevede mangiare persone mummificate PRIMA di dargli il numero di carta di credito.

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