Molte cose si possono dire di Cartesio, ma non che non sapesse il fatto suo. Descartes era un filosofo ma era anche uno scienziato, ha gettato le basi dell’ottica, dissezionava animali vari e aveva una vaga idea di come i nervi trasportavano fisicamente le informazioni al cervello, anche se non ne aveva una concezione elettrochimica.
Ma Cartesio era comunque un dualista. C’era una profonda differenza, secondo lui, tra la mente e il resto del mondo. Le percezioni sono proprie del soggetto: un’intera classe può vedere un neurone accendersi, ma solo il soggetto sente il dolore. Quindi (?) il mondo è fatto di eventi mentali che sono distinti dagli eventi fisici. Addirittura composti da una sostanza diversa, immateriale, come una specie di ectoplasma, l’unica cosa che può essere perturbata da pensieri e sensazioni. Non solo ci sono proprietà mentali e fisiche, distinte, e le persone possono provare entrambe. Ci sono proprio due veicoli diversi che le portano a spasso.
Teologicamente, tutto questo è fin troppo comodo: in questo modo si può sottolineare come non c’è motivo per cui la res cogitans (leggasi, anima) dovrebbe avere la stessa speranza di vita di un corpo fisico. Ma il dualismo sostanziale di Cartesio non è, fortunatamente, obbligatorio.
Descartes, non essendo scemo, si rendeva perfettamente conto che esiste fin troppa correlazione tra i due tipi di eventi: pianta un chiodo nel piede del prossimo e vedrai che questo non solo causa cambiamenti fisici, ma anche l’evento mentale “dolore” nella vittima. E vale anche l’opposto: la paura che il prossimo ti prenda a sberle dopo che gli hai bucato il piede causa la tua corsa disperata verso il rifugio più vicino. Gli eventi in un regno influenzano gli eventi nell’altro, anche se in principio dovrebbero essere completamente distinti. Cartesio si inventa che c’è un interfaccia anima/corpo nella ghiandola pineale (tra l’altro per ragioni fisiologiche sensate), ma non ha realmente idea di quello che sta dicendo.
Cartesio si era fatto tutti questi problemi perché, notoriamente, era riuscito con la formuletta magica “cogito ergo sum” a convincersi della sua esistenza, ma aveva ancora qualche dubbio sull’esistenza delle altre menti. Quando qualcuno di saccente gli faceva notare che andare in giro a piantare chiodi nei piedi della gente aveva conseguenze sia fisiche che mentali correlate insieme, lui faceva notare che poteva darsi che gli altri fossero zombie, o mutanti.
Zombie o mutanti ?!?
<< Sì, zombie o mutanti. >> avrebbe risposto Cartesio, con un accento francese degno di un Monty Python. << O meglio, p-zombie e mutanti. Un P-zombie è identico ad una persona normale, proprio come te. Non esiste distinzione fisica tra un p-zombie e un qualsiasi altro essere umano. Se aprissi una scatola cranica zombie ti renderesti conto che lo zombie cervello funziona esattamente come il tuo. Se pianti un chiodo nel piede del p-zombie, tirerà giù tutti i santi in ordine alfabetico come chiunque altro. MA… lo zombie non è cosciente. Non ha nessun anima, nessuna res cogitans a guidarlo. Ma dal momento che gli zombie sono identici a chiunque altro, non posso essere sicuro che tu o chiunque altro non sia uno zombie; magari essere coscienti è una cosa estremamente rara e io sono l’unico vero uomo, e voi tutti siete p-zombie. >>
Prima che tu possa finire la frase ” Ma che montagna di cazz..” , Cartesio spara un’altra alternativa:
<< Magari tu sei un mutante. Un mutante è identico ad una persona normale, proprio come te. Non esiste distinzione fisica tra un mutante e un qualsiasi altro essere umano. Se aprissi una scatola cranica mutante ti renderesti conto che l’x-men-cervello funziona esattamente come il tuo. Se pianti un chiodo nel piede del mutante, tirerà giù tutti i santi in ordine alfabetico come chiunque altro. MA… a contrario dello zombie, il mutante è cosciente. Ma gli eventi mentali che il mutante sente non sono gli stessi che ci aspetteremmo. Per esempio, se pianti un chiodo nel piede del mutante, parte una serie di eventi per cui in ogni caso lui finirà col fare il tiro al bersaglio sul settimo cielo, ma avrà una percezione mentale completamente diversa: per lui un chiodo nel piede è come vedere il colore giallo. Non c’è assolutamente nessuna relazione tra gli eventi che accadono nella mente di un Mutante e nella mia. Ma dal momento che i mutanti sono identici a chiunque altro, non posso essere sicuro che tu o chiunque altro non sia uno mutante; quindi non possono essere sicuro di come funzioni tu. >>
Assecondiamo un attimo René, visto che c’è il rischio che diventi violento, e diciamo che queste sono possibilità reali. << Forse è vero che non potrò mai sapere cosa passa per la testa di qualcun’altro, che eventi mentali avvengono o se addirittura non c’è n’è alcuno (Certe persone fanno credere che quest’ultima possibilità sia molto reale). Ma davvero non posso almeno supporre che le altri menti funzionino come la mia ? Non è almeno ragionevole usare me stesso come modello ? Non è forse una congettura ragionevole, per quanto ne sappiamo ? >>
Ma Cartesio ha passato anni della sua vita a riflettere su queste cose, e di certo non ha intenzione di concedere un punto così facilmente.
<<Un ragionamento simile è una generalizzazione irresponsabile>>, fa notare. <<Avresti un solo caso, il tuo, e vorresti renderlo universale. Solo perché hai una scatola con dentro uno scarafaggio, non significa che tutte le scatole abbiano dentro uno scarafaggio. Né che gli scarafaggi vivano solo dentro le scatole. >>
<<Ma è altrettanto assurdo quello che dici, René!>> Sbotterei a quel punto io. << Se non è a priori poco probabile che le altre persone siano zombie, perché dovrebbe essere a priori meno probabile che le altre persone abbiano una mente come la mia? Il fatto che il tuo dualismo renda possibile mutanti e zombie non significa che dobbiamo considerarli come possibilità reali, significa che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nel tuo dualismo, ecco! >>
Cartesio a questo punto probabilmente si sarebbe infuriato. E visto che abbiamo già cominciato a far infuriare una delle grandi menti nella storia dell’umanità, tanto vale scavarsi ancor più la fossa. << Pensa al tuo Zombie! Il suo funzionamento fisico e fisiologico è identico al mio. Risponde al mondo nello stesso modo; i suoi progetti hanno successo o falliscono per le stesse ragioni di quelli di chiunque altro; la sua salute dipende dalle stesse variabili. Ride alle barzellette, piange per le tragedie appropriate; ti ci puoi divertire o puoi aver voglia di prenderlo a calci in culo. Quindi che vuol dire che non ha la res cogitans ? O, in altri termini, a che cosa serve a me non p-zombie ? Devo supporre che gli stati mentali esistano ma non servano a nulla ? Sono i dadi di pezza attaccati allo specchietto della macchina, senza alcuna funzione, neppure estetica ? >>
Cartesio, a questo punto, si prepara ad obiettare, ma come insegna il proverbio, non c’è momento migliore per prendere a calci un uomo di quando è a terra, quindi conviene infierire:
<< Immagina di prendere un mio clone mutante, solo che lui vede il buio dove io vedo la luce, e viceversa. Pensi di poterlo fare, no ? Sì, lui vede il mondo come in una specie di negativo fotografico, mettiamola così. Ma cosa succede se io prendo un pezzo di vetro grigio ? Se lo scurisco, ci vedo meno attraverso; se lo rendo più chiaro, ci vedo meglio. Siccome lui è un mio duplicato, questo deve essere vero anche per lui; ma siccome vede in negativo, quando il bicchiere diventa più scuro ci vede sempre meglio attraverso, e quando diventa più trasparente sempre peggio. Questo non è possibile, c’è una contraddizione, reductio ad absurdum, QED, io ho ragione e il dualismo è una ciarpamata. ”
<< Tutto quello che hai dimostrato è soltanto che un particolare tipo di mutante non è possibile >>, ribatte Cartesio. << Ne hai ancora di polenta da mangiare, prima di poter scartare il dualismo >>, aggiunge, spocchioso.
Ma in nostro soccorso arriva Martin Gardner, con uno dei suoi micidiali indovinelli:
Ora, c’è un tizio, che chiameremo Tizio, che è stanco della sua vita. Sessualmente insoddisfatto, con una temibile calvizie, un lavoro che non gli da gioa, insomma, un relitto ambulante. Tuttavia, vuole tanto bene a sua moglie e ai suoi bambini, e decide quindi di andare da un misterioso scienziato, per chiedergli di creare una pozione che lo uccida, cioè gli tolga la res cogitans, ma che permetta alla sua famiglia di continuare a vivere senza che se ne rendano mai conto. Lo scienziato prepara la pozione, e la consegna a Tizio. Tizio però è titubante a prendere la pozione una volta acquistata, e confessa il suo piano al suo amico D’Infanzia. D’Infanzia sa che Tizio è un pusillanime e non la prenderà mai da sola, quindi decide, di notte, di intrufolarsi in casa di Tizio, e con un imbuto di fargli bere un po’ di pozione nella notte. D’Infanzia ha appena ucciso Tizio, separando la sua coscienza dal suo corpo. Ma Tizio, prima di andare a dormire, aveva deciso che, come prima cosa al mattino, avrebbe bevuto la pozione. Tizio si sveglia e, dal momento che agirebbe come se avesse una coscienza,beve la pozione per diventare un P-Zombie, non sapendo di essere già un P-Zombie.
Se nessuno può distinguere un P-Zombie da Tizio vivo, e neanche Tizio sa distinguere se stesso da vivo e da P-Zombie, c’è differenza tra un p-zombie e Tizio ?
Pensaci, René.
Cogita.
Non è solo un problema di dualismo, peraltro. Searle ad esempio si dice materialista, ma di fatto il suo materialismo che non vuole rinunciare all'”irriducibile soggettivismo dell’esperienza cosciente” (uguale uguale a Descartes) si presta a tutte tutte le obiezioni che hai rivolto a Descartes.