Come subappaltare il tuo sistema digerente (se sei una pianta carnivora)

Se leggete questo blog da più di 15 secondi, probabilmente vi sarete resi conto che i vari tipi di simbiosi, parassitismo incluso, oltre ad essere semplicemente sorprendenti, sono uno dei miei argomenti preferiti.

Alcuni insetti sono nemici giurati per le piante, ma ci sono alcune piante che sono nemiche giurate per gli insetti. Ad esempio le piante carnivore, come quelle del genere Nepenthes che tengono molta poca fede al loro nome etimologico ( ne “non”, e πένθος pénthos “dolore). Un insetto cade nell’ascidio (la “bocca”), e lì, incapace di scalare le pareti scivolose, scopre una nuova qualità di dolore e sofferenza mentre viene digerito lentamente per un migliaio di anni.

Sempre che non siate pipistrelli. In tal caso, potete semplicemente utilizzare certe piante come bat-caverne. Notare che la pianta è abbastanza evoluta da poter usare foglielama.

Essere lentamente digeriti non è probabilmente l’idea di divertimento di nessun insetto. Ma c’è una pianta carnivora che potrebbe essere utilizzata come storia dell’orrore nel regno degli artropodi:  Nepenthes bicalcarata.

Una pianta carnivora che digerisce insetti, utilizzando insetti.

Hey, ma, cosa sono quelle ombre in controluc… DUN DUN DUN!

Forme di mutualismo tra formiche e piante non sono affatto atipiche, specialmente negli ecosistemi tropicali, dove la competizione per le risorse richiede sforzi massicci. Una risorsa che spesso scarseggia è l’azoto, e proprio per questo motivo le piante carnivore non sono rare negli ambienti tropicali: basta che una quantità molto piccola di insetti (di cui l’ambiente tropicale è ricco) si poggi sulla bocca scivolosa dell’ascidio, ed ecco che la cena, per le prossime due settimane, è servita.

Nepenthes bicalcarata, con le sue due zanne prominentissime, è però un po’ particolare. Ad esempio, non ha una bocca  scivolosa come altre piante del suo genere, per cui un insetto può tranquillamente passeggiare lì in giro senza rischiare di cadere all’interno. Ed infatti, un sacco di formiche si trovano a passeggiare su quel margine.

E’ praticamente Victreebel, ma coi denti sul lato sbagliato.

Tra tutte le piante del suo genere, N. bicalcarata è l’unica che forma un alleanza con le formiche ( viene definita una mirmecofita): tanto che nella base della sua coppa, in una viticcio, vivono i membri della specie Camponotus shcmitzi. Queste formiche non possono sopravvivere senza utilizzare la pianta come residence, passando sulla pianta la loro intera esistenza, con tanto di nursery preventivamente all’interno del viticcio:

Dalla culla alla tomba.

Sin da quando fu osservata per la prima volta, da un caro amico di Darwin, Joseph Dalton Hooker, era chiaro che cosa la formica guadagnasse da una simile alleanza. Le zanne minacciose e prominenti non sono, purtroppo, strumenti per maciullare e dilaniare le prede.

Sono, sostanzialmente, capezzoli.

Le formiche si nutrono del dolce dolce nettare secreto dalla pianta; e, come se ciò non bastasse, mangiano il contenuto dell’ascidio stesso, nuotando nei succhi digerenti della pianta senza subire troppi danni. Gli ciulano il cibo.

Perché mai N. bicalcarata dovrebbe acconsentire ad un simile patto ? Che c’ha lei da guadagnare ? In primo luogo, come la prima foto suggeriva, le formiche, nascoste sotto il margine inferiore del bordo dell’ascidio, aspettano una preda adatta, e usando la forza bruta, la gettano all’interno della pianta. Non ha bisogno di essere scivolosa, perché ha gente che fa il lavoro sporco al posto suo. Non solo, una volta all’interno della pianta, le formiche mordono, attaccano, letteralmente massacrano la malcapitata vittima, che viene poi lentamente disciolta dagli enzimi gastrici della pianta.

Nonostante le formiche facciano il lavoro sporco, sembra che ci siano ancora pochi vantaggi per bicalcarata. In fondo, le formiche alla fine gli fregano il cibo direttamente dal tubo digerente: non sarebbe più comodo fare come tutte le altre specie nel suo genere, e inventarsi qualcosa di scivoloso o colloso per cacciare da sola ?

E’ una domanda legittima, che fortunatamente ha una risposta. E la risposta è che piante di N. bicalcarata colonizzate da formiche sono 3 volte più grosse di quelle che non vengono colonizzate; e tanto più grande è la colonia, tanto più grandi diventano le foglie. Le uniche prede che riesce a catturare sono gli insetti che si impegnano a suicidarsi, un occorrenza abbastanza rara, che costringe la nostra piantina a sfruttare per lo più il poco azoto che riesce a estrarre dal terreno: un ulteriore dimostrazione di quest’idea è che le piante senza formiche crescono tanto quanto le piante senza trappole (cioè molto molto poco). Senza le formiche, la pianta non è in grado di estrarre abbastanza nutrienti dalle sue prede per ritornare in pari con l’investimento di aver costruito una trappola. La solitudine, lentamente, la uccide.

Le formiche sono un vero e proprio sistema digerente ambulante (e aggressivo), indispensabili per la sopravvivenza della pianta quanto le sue radici o le sue foglie.

Ciò che rende veramente indispensabile la colonia di Camponotus shcmitzi, almeno secondo Bazile et Al, non sono le mansioni predatorie, quanto il loro stesso sistema digerente. Le formiche vivono sul margine della bocca della pianta, e defecano allegramente al suo interno, fornendo nutrienti già digeriti alla pianta, che non deve più sprecare energia per digerire direttamente un insetto intero, ma componenti molto più elementari. Fino al 75% dell’azoto in una pianta può derivare direttamente dalle feci delle formiche.  In un terreno povero di nutrienti, questa è letteralmente una benedizione.

Putroppo, per via della distruzione del suo habitat, anche questa meraviglia della natura è in via d’estinzione. Ero tentato di usarla come bandiera nella lotta anti plutopucciocratica, ma questa foto dimostra che, a modo suo, questa creatura è davvero pucciosa. Sì, è vero, mangia feci, ma anche i koala lo fanno, e non vedo nessuno negare la loro pucciosità.

Grazie a Camponotus shcmitzi, Nepenthes bicalcarata può allungare le sue viti e le sue foglie fino a venti metri, un traguardo irraggiungibile per le sue parenti più strette. Subappaltare il proprio sistema digerente è probabilmente una delle idee migliori che abbia mai avuto.

  1. Piacevole da leggere come sempre, ora potrò vantarmi di essere stato (almeno in parte) ispiratore di un articolo di prosopopea 😛

  2. DUN DUN DUN!!!!
    Ho urinato dal ridere….

  3. Perrodelmal

    Victreebel <3

  4. correggi il primo nepenthes

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