Sul Whiffy Wheat

Il “whiffy wheat”, il grano odoroso, doveva essere la prima pianta geneticamente modificata per rilasciare un feromone come forma di difesa. Il risultato delle prime prove su campo, condotte dall’Istituto di Rothamsted, il più antico centro di ricerca agronomica pubblico del mondo, è però negativo.
L’idea dietro il Whiffy Wheat è teoricamente semplice. Gli afidi del grano causano 120 milioni di sterline di danni ogni anno nel regno unito. La tecnica più efficiente per contenere questi danni è la lotta integrata, ovvero l’utilizzo di predatori naturali e insetti benefici per tenere lontano gli afidi, ma è difficilmente scalabile su scala industriale che si usa per coltivare il grano nella stragrande maggioranza dei casi. E quindi si usano montagne di insetticidi.

Quella tra insetti e piante è da sempre una storia di co-evoluzione; per questo motivo molte piante hanno “imparato” a manipolare segnali chimici per attrarre o repellere determinati insetti. In questo caso, i ricercatori hanno preso un gene dalla Menta piperita, che sintetizza un terpenoide, un composto aromatico che repelle diverse specie di afidi e attira vespe parassitoidi che depongono le loro uova negli afidi, uccidendoli. Si può, volendo, vederlo come una forma di sistema immunitario subappaltato tramite simbiosi.
I test in laboratorio sono stati molto positivi su tutte e tre le principali specie di afidi dannose, ma il risultato non è stato replicato in campo aperto, con nessuna differenza significativa di resistenza agli afidi tra il grano modificato e la versione commerciale originale.

Per quale motivo? Non è ancora del tutto chiaro, ma gli autori hanno un’ipotesi alquanto plausibile, che ha a che fare con il rilascio del feromone. Normalmente i feromoni e gli altri segnali chimici vengono rilasciati sottoforma di picco: gli afidi ne rilasciano molto quando sono attaccati da vespe parassitoidi, la menta li rilascia quando è danneggiata dagli afidi. Ma il Whiffy Wheat rilascia il feromone ad un livello basso ma costante; ed è probabile che dopo un breve periodo gli afidi si siano adattati a ignorare questo livello come fosse rumore di fondo. Per quanto sulla carta la tecnica sia molto promettente, e dovrebbe ridurre la probabilità di una rapida evoluzione di resistenza, questo specifico esperimento è da rivedere completamente.

Sono due le cose che, secondo me, escono come più interessanti da questo studio: la prima è la capacità degli afidi di abituarsi nel giro di una generazione al rumore di fondo. Non è esattamente un’evoluzione di una resistenza, che richiederebbe cambiamenti genetici e più tempo, ma una sorta di comportamento imparato semplicemente crescendo in un ambiente dove il feromone è costantemente presente.
La seconda è una considerazione di natura sociale. La ricerca in questione era totalmente pubblica: gestita da enti pubblici nel regno unito e finanziata con i soldi dei contribuenti. E molti attivisti anti-OGM stanno strumentalizzando questo risultato negativo (che di per sé non sarebbe un fallimento, perché sapere cosa non funziona è tanto importante quanto sapere cosa funziona) per attacare in toto l’idea dei finanziamenti pubblici alla ricerca sugli OGM. Esemplare in questo senso le dichiarazioni di Liz O’Neill, presidente di GM Freeze, una associazione inglese che aveva protestato negli ultimi 2 anni contro questo esperimento, alla BBC:

“The waste of over £1m of public funding on a trial confirms the simple fact that when GM tries to outwit nature, nature adapts in response.”

Questo, di per sé, non sarebbe particolarmente interessante: ogni scusa è sempre buona per tirare acqua al proprio mulino. Diventa però interessante quando alle sue dichiarazioni aggiungiamo questa piccola postilla, riportata su Nature:

” The protests did not disrupt the research, but making the site secure added around £1.8 million (US$2.8 million) to the study’s research cost of £732,000. “

Ovvero: la ricerca è costata 3 volte tanto per via dei tentati sabotaggi del campo da parte dello stesso gruppo che si lamenta del costo della ricerca.
Creare un problema e usare quel medesimo problema come argomentazione contro qualcosa a cui ci si oppone ideologicamente non è una cosa nuova, ma in questo caso è particolarmente sfacciato.
Un po’ come se ci si opponesse strenuamente alla ricerca pubblica sugli OGM perché non ci si fida delle ricerche promosse da grandi colossi commerciali.

ResearchBlogging.org Bruce TJ, Aradottir GI, Smart LE, Martin JL, Caulfield JC, Doherty A, Sparks CA, Woodcock CM, Birkett MA, Napier JA, Jones HD, & Pickett JA (2015). The first crop plant genetically engineered to release an insect pheromone for defence. Scientific reports, 5 PMID: 26108150

  1. tutimevolnisunimetol

    D’accordo su tutto. Ti devo fare i complimenti anche sulla spiegazione dei geni hox fatta in uno dei post precedenti.
    Però l’ultima frase “un po’ come se ci si opponesse alla ricerca pubblica sugli OGM perché non ci si fida delle ricerche promosse da grandi colossi commerciali” la trovo un pochetto tirata per i capelli.
    Anzitutto perché,mi sembra di avere capito che nella stragrande maggioranza di ricerca pubblica basata su ricercare effetti di organismi gm, una parte se non tutti i soldi del determinato studio vengono spesso da aziende a cui interessa che quel dato studio venga fatto… Ora… Da qui ad affermare che poi quello studio sarà manipolato in modo che i risultati avvantaggino (congiuntivo di avvantaggiare?) l’azienda sponsor ce ne passa… Ma pensare ad una ricerca pubblica in ambito GM totalmente slegata da obblighi e logiche di mercato mi riesce francamente molto molto difficile da ipotizzare.
    Per il semplice fatto che questi studi (costosi e che durano anni anche senza nessuno che boicotti nulla) hanno praticamente sempre una partecipazione privata seppur piccola. Nessuna collettività improntata sulla crescita annuale del PIL investirà mai così tanti soldi come si dovrebbe in quella che NON dovrebbe essere l’industria della salute, proprio perché essa non dovrebbe sottostare a logiche dettate dal mercato, per cui capitalistiche.
    È un po’ pensare che le big pharma alla fine migliorano (ricercando nuove medicine) lo stato globale dell’umanità.
    Non sto demonizzando in toto categorie.
    Sto solo dicendo che quando si parla di salute (e per cui di ricerca ad essa annessa) e questo è sempre legato al discorso “lo studio costa tot” è difficile pensare che i risultati non vengano filtrati da chi commissiona lo studio.
    Dovrebbe esserci una sorta di fondo mondiale slegato totalmente alle logiche aziendalistiche di ricerca farmacologica e gm in cui ogni stato a seconda delle proprie possibilità deposita qualche soldo.
    Si allora davvero si ricercherebbe senza secondi fini…o per lo meno.. Mi fiderei maggiormente di questi studi.. Sulla carta.
    Senza contare, che per gli organismi gm vegetali, uno studio serio presupporrebbe che prima di iniziare vengano mappate e stoccate in genebank ( o semplicemente stoccate) tutte le varietà (per me a livello mondiale) non GM di ciò che si va a piantare.
    Ma chi lo farà mai?
    E se poi mandiamo tutto a puttane come faremo a tornare indietro?
    Non vorrei passasse l’idea che sono una strenua combattente pro biologico perché non è affatto così.
    Ma finché non c’è coscienza e rispetto per ciò che già esiste in natura, giocare ad essere Dio senza sapere che cazzo stiamo facendo mi terrorizza un attimino.
    Il problema è che i primi a cui si dovrebbe insegnare l’etica ed il rispetto sono i ricercatori. E di esami di bioetica all’Università se ti va bene ne fai 2 ed al massimo parli di brevetti. Non ti vengono messe davanti domande fondamentali…così..non ponendotele il problema non sussiste.
    Altra cosa poi è il fatto che tutti abbiamo un prezzo. Ad andare a produrre Ab per una multinazionale si prendono 1800 euro al mese. A fare un PhD (a meno che ti venga data una Marie curie) molti meno.
    Le cose devono cambiare partendo dai ricercatori però. Da dentro.
    Scusate sono sbrodolata.
    Alla fine sto parlando di utopia.

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