Mantenendo quella che al peggio potrebbe persino essere una tradizione dopo “Le zanzare e l’arte della guerra” dello scorso anno, con l’inesorabile approssimarsi della stagione estiva Prosopopea si dedica nuovamente alla più sadica tra tutte le succhiasangue: la temibile zanzara.
Uno dei metodi più soddisfacenti per eliminare quelle che per noi sono semplici scocciatrici, ma nelle zone tropicali del mondo sono ancora letteralmente vettori di morte, è il brutale, diretto, trauma fisico. Silenziare per sempre il ronzio di una di queste bestie è relativamente semplice, considerato il “piccolo” vantaggio che ci conferisce essere leggermente più grande di una zanzara.
Un virtuoso dell’anofelicidio potrebbe persino immaginarsi un dispositivo degno di Wil.E. Coyote, per spappolare l’odiato insetto al di sotto di incudini volanti. Sfortunatamente, ma non sorprendentemente, essendo un piano sponsorizzato ACME, una cosa del genere non funzionerebbe.
Le zanzare fanno la voce grossa in zone con alta umidità relativa e pioggia, come i tropici, o Mestre. Eppure in quelle zone le piogge sono frequenti, e una goccia di pioggia media può arrivare a pesare 50 volte una zanzara. Non sembra un grosso problema, almeno finché non ci si rende conto che l’equivalente di questa abilità per un uomo sarebbe svolazzare in giro mentre dal cielo cadono, a velocità folle e da direzioni difficilmente prevedibili, massicce incudini. Legate ad un grosso mattone d’oro e uno spicchio di limone. Dentro uno scuolabus da 4 tonnellate.
Come diavolo fanno a sopravvivere ad una cosa del genere ?
David Hu, un professore di biologia della Georgia Tech, insieme ai suoi prodi dottorandi, si è messo in testa di trovare la risposta all’annosa questione, con un disegno sperimentale che avrebbe sicuramente fatto felice lo stereotipico bimbo che brucia gli insetti con la lente d’ingrandimento.
I ricercatori hanno dapprima intrappolato in gabbie di rete a maglia sufficientemente stretta le zanzare, del genere Anopheles, le più diaboliche e adattate agli ambienti tropicali. Quindi, con quello che, in fin dei conti, era un Super Liquidator, hanno iniziato a spruzzare con violenza paragonabile a gocce di pioggia a velocità di punta (9 m/s, più o meno 30 km/h), il tutto mentre le riprendevano in ultra-slow motion.
L’esperimento probabilmente non è stato divertente come poteva sembrare prima di passare all’atto pratico, però: le zanzare neanche provavano a schivare i colpi, continuando a volare con boria secondo le loro solite traiettorie. Ed evidentemente lo facevano per puro sfregio, perché tutti gli insetti che venivano colpiti sopravvivevano.
Andando a rivedere le scene al rallenty, immediatamente una cosa salta agli occhi. Le zanzare hanno arti lunghi e sottili; il corpo centrale è un bersaglio piccolo, e circa il 75% dei colpi diretti non lo sfiora neanche.
Ma il 25% dei colpi diretti qualcosa deve pur fare, no ? La massa infinitamente superiore delle gocce ingloba parzialmente la zanzara e la accelera con forza (100-300 g, più o meno come la spinta in partenza del razzo vettore di uno space shuttle) verso il basso. Un’altra cosa peculiare accade: la goccia resta sostanzialmente intatta e alla stessa velocità. La zanzara può arrivare a cadere 20 volte la sua lunghezza, l’equivalente, per un essere umano, di buttarsi dal 13°esimo piano. Questo sempre con uno scuolabus sulle spalle.
Eppure, dopo essere precipitata per un po’, la zanzara svirgola, e poi riprende la sua traiettoria originale. L’unica cosa che deve evitare è di volare troppo vicina al suolo, dove l’impatto secondario sul terreno funzionerebbe da martello sull’incudine che ha addosso, rendendola immediatamente pronta per la sua prova costume.
Per cercare di capire come una cosa del genere sia fisicamente possibile, i ricercatori sono dovuti ricorrere a qualche approssimazione per creare un nuovo modello artificiale che non richiedesse l’uso di zanzare reali, e fosse più pratico. Prendendo esempio dalla pagina numero 1 del manuale del buon fisico, ecco che le Anopheles vengono trasformate in zanzare sferiche nel vuoto.
Sebbene una goccia d’acqua non sia particolarmente più grande di una zanzara quando si tratta di volume, l’insetto è estremamente leggero a confronto. Quindi, per rappresentare le zanzare sferiche nel mondo reale, i ricercatori hanno utilizzato diverse palle di polistirolo di pesi e diametri diversi. Utilizzando la magia della fisica e le immagini al rallentato dell’impatto acqua-polisterolo, sono riusciti a compiere un osservazione che ha confermato i loro sospetti: la deformazione della goccia non c’è proprio perché la massa della zanzara è tanto piccola che, per la goccia, è come non aver incontrato nessun ostacolo. La zanzara non fa alcuna resistenza, e quindi la goccia trasferisce molta poca della sua energia alla zanzara.
“ Beh, ma non è che io oppongo resistenza ad un autobus in caduta verticale dal cielo, eppure sono abbastanza sicuro che venire colpito da una cosa del genere non sarebbe una cosa piacevole “ starà pensando qualche saccente lettore. Ed avrebbe perfettamente ragione: ma l’esoscheletro di un insetto è comunque molto più solido, per via della questione del cubo e del quadrato, della maggior parte delle vostre ossa. Nessun essere umano potrebbe sopravvivere ad un impatto del genere.
Sebbene questa ricerca non aiuti particolarmente nei continui sforzi dell’uomo per trovare nuovi modi per sterminare queste piaghe alate, è particolarmente preziosa per gli ingegneri che stanno cercando di costruire robot e veivoli sempre più piccoli, che ora possono prendere esempio da questi malefici, fastidiosi, letali, rovina-vacanze, quasi invulnerabili insetti per i loro progetti.
Ora quello che ci vuole sono pipistrelli cibernetici.
Buongiorno,
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Sperando di averti incuriosito, ti invito a contattarmi per ulteriori chiarimenti,
Silvia
silvia [at] paperblog.com
Responsabile Comunicazione Paperblog Italia
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Scirvi molto bene, complimenti 😉
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