Parassiti, carcasse e altre cose che si mangiano.

I parassiti non piacciono quasi a nessuno.

Anche i vermi, in generale, non sono esattamente gli animali più sexy che si possano immaginare.

I vermi parassiti, di conseguenza, si portano dietro una certa quantità di pregiudizi, e lo fanno più o meno dall’inizio dei tempi. Nel Settecento, si pensava che i parassiti fossero il prodotto finale di svariate malattie, che uscivano da vari orifizi per generazione spontanea; conseguentemente, i parassiti facevano schifo. Nell’Ottocento, dopo Darwin, si radicò nella mentalità comune l’idea per cui l’evoluzione avesse una finalità teleologica (che Darwin non aveva mai sostenuto, tra l’altro),  e quindi ci fosse questa spinta interiore verso una perfezione sempre superiore. Ma i parassiti no, erano degenerati: spesso nel loro ciclo vitale perdevano segmenti e arti, e semplicemente si attaccavano al loro ospite, interessati soltanto a riparo e nutrimento. Nel Novecento, ci pensa Hitler a peggiorare la situazione: uno dei suoi appellativi preferiti da rivolgere agli ebrei era proprio, guarda caso,  parassiti. E come chiamavano Marx e Lenin i borghesi e i burocrati che opprimevano la società ? Già, parassiti. Il disprezzo e il pregiudizio nei confronti di queste creature è arrivato fino a Konrad Lorenz, il grande pioniere dell’etologia e del comportamento animale, che scriveva di ” evoluzione retrograda ” dei parassiti, forse per evitare il vocabolario di cui la retorica nazista, che lui conosceva molto bene, si era impadronita.

La verità, però, è che i parassiti sono una figata allucinante.

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Le scienze umane e i soldati dell’ovvietà.

Io ho un piccolo problema con le scienze umane.

Non sono al livello degli ingegneri stereotipati che vituperano qualsiasi cosa non abbia pulegge o si possa smontare, o a quelli di Sheldon Cooper, ma comunque c’è un limite a tutto.

Ci sono delle branche delle scienze umane che non sono in grado assolutamente di giustificare la propria esistenza.

Quella che più di tutte è un inno ai fondi riversati a caso in ricerca inutile è senza dubbio la psicologia sociale.

La psicologia sociale è quella cosa, perché non so quanto sia il caso di chiamarla disciplina, che sta a metà fra la sociologia e la psicologia, e studia, o almeno così dice di fare, l’interazione tra individuo e gruppi. Peccato è che la psicologia sociale, come il resto delle scienze umane tutte, non mi tira fuori un’ idea o un concetto a cui non si possa arrivare molto intuitivamente con un minimo di buon senso.

La mia non è una crociata contro i mulini a vento;  come me la pensano svariati  grandi pensatori: una critica molto pungente, ad esempio, arriva dallo storico americano Arthur Schelsinger Jr.  , uno che tra le altre cose ha vinto due pulitzer ed era specializzato nella storia della Seconda Guerra mondiale. Ora, si dà il caso che ai tempi della seconda guerra mondiale, la psicologia sociale esistesse come  disciplina da ormai una quarantina d’anni, e svariate persone fecero le loro “ricerche” sui soldati americani e sulle gerarchie dell’esercito, ottenendo quelle che l’amico Schlesinger chiamò ” pounderous demonstrations of common sense “.

Un celebre sociologo, Paul Lazarsfeld compilò, nel 1949, una lista delle “scoperte” che erano state fatte da questi studi compiuti nelle gerarchie militari. Eccone un breve assaggio, con tra parentesi i commenti dello stesso Lazarsfeld:

1) I soldati più istruiti facevano più fatica ad adattarsi alla vita nell’esercito dei meno istruiti ( Gli intellettuali sono meno preparati ad affrontare lo stress di una guerra rispetto a chi a vissuto in strada)

2)I soldati del sud degli Stati Uniti sopportavano meglio il clima tropicale delle isole del Pacifico rispetto a quelli del nord ( i sudisti erano generalmente più abituati ad un clima caldo)

3)I soldati semplici bianchi erano più impazienti di ricevere promozioni e riconoscimenti dei soldati di colore  (anni di oppressione hanno il loro peso sulla motivazione, specialmente quando la stragrande maggioranza degli ufficiali è bianca)

4) I soldati neri del sud preferivano ufficiali bianchi del sud rispetto a quelli del nord ( gli ufficiali del sud erano più usi e avevano più esperienza nell’interagire con gli afroamericani)

5) I soldati erano più desiderosi di tornare a casa durante le battaglie che nei mesi successivi all’armistizio ( durante i combattimenti è difficile non rendersi conto che la tua vita è in serio pericolo).

La lista prosegue,  con altri studi e altre spiegazioni totalmente ovvie.  Una compilation di banalità.

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L’uomo che inventò la probabilità

Se foste stati per le strade di Roma, intorno al 1576, avreste forse potuto incontrare un uomo, vestito di cenci, camminare su e giù con passo irregolare per le strade della città, biasciando parole incomprensibili rivolte a nessuno in particolare. Chiedendo ad un indigeno, vi avrebbe detto che questi, un tempo, era stato un famoso medico e astrologo, fisiatra di grandi casate nobili, professore di medicina all’Università di Pavia.  Vi avrebbe anche detto che la sua famiglia era stata colpita da una serie di sciagure, e lui era caduto in disgrazia.

Forse avrebbe saputo anche dirvi il nome: Gerolamo Cardano.

Cardano era un uomo del ‘500, come tutti i suoi contemporanei. Credeva nel destino, nell’astrologia, nella divinazione; ma era anche un giocatore d’azzardo.  Cardano era nato per essere un giocatore d’azzardo.  La sua comprensione del gioco trascendeva la matematica del suo tempo. A dirla tutta, l’algebra era ancora nell’età della pietra all’inizio del sedicesimo secolo: non esisteva neppure l’uguale come segno matematico, e per la maggior parte delle applicazioni si usavano ancora i numeri romani. Gerolamo era un grande scommettitore perché lui sentiva il gioco, ancor prima di capirlo.

Nessuna persona con la testa sulle spalle avrebbe mai puntato un soldo su Gerolamo, da bambino. Era nato nel 1501,  quarto maschio, dalla madre Chiara, che evidentemente non aveva nessuna intenzione di metterlo al mondo, visto che appena scoperto di essere incinta tentò di abortire bevendo un intruglio a base di assenzio e orzo. Ripetutamente.

Intruglio che non face neanche il solletico al piccolo Gerolamo, ma lasciò la madre piena di problemi di stomaco e di odio per il figlio.

Gerolamo, inoltre, era un bastardo.

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Cartesio, P-Zombie e Mutanti

Molte cose si possono dire di Cartesio, ma non che non sapesse il fatto suo. Descartes era un filosofo ma era anche uno scienziato, ha gettato le basi dell’ottica, dissezionava animali vari e aveva una vaga idea di come i nervi trasportavano fisicamente le informazioni al cervello, anche se non ne aveva una concezione elettrochimica.

Ma Cartesio era comunque un dualista. C’era una profonda differenza, secondo lui, tra la mente e il resto del mondo. Le percezioni sono proprie del soggetto: un’intera classe può vedere un neurone accendersi, ma solo il soggetto sente il dolore. Quindi (?) il mondo è fatto di eventi mentali che sono distinti dagli eventi fisici. Addirittura composti da una sostanza diversa, immateriale, come una specie di ectoplasma, l’unica cosa che può essere perturbata da pensieri e sensazioni. Non solo ci sono proprietà mentali e fisiche, distinte, e le persone possono provare entrambe.  Ci sono proprio due veicoli diversi che le portano a spasso.

Teologicamente, tutto questo è fin troppo comodo:  in questo modo si può sottolineare come non c’è motivo per cui la res cogitans (leggasi, anima)  dovrebbe avere la stessa speranza di vita di un corpo fisico.  Ma il dualismo sostanziale di Cartesio non è, fortunatamente, obbligatorio.

Descartes, non essendo scemo, si rendeva perfettamente conto che esiste fin troppa correlazione tra i due tipi di eventi: pianta un chiodo nel piede del prossimo e vedrai che questo non solo causa cambiamenti fisici, ma anche l’evento mentale “dolore” nella vittima. E vale anche l’opposto:  la paura che il prossimo ti prenda a sberle dopo che gli hai bucato il piede causa la tua corsa disperata verso il rifugio più vicino.  Gli eventi in un regno influenzano gli eventi nell’altro, anche se in principio dovrebbero essere completamente distinti. Cartesio si inventa che c’è un interfaccia anima/corpo nella ghiandola pineale (tra l’altro per ragioni fisiologiche sensate),  ma non ha realmente idea di quello che sta dicendo.

Cartesio si era fatto tutti questi problemi perché, notoriamente, era riuscito con la formuletta magica “cogito ergo sum” a convincersi della sua esistenza, ma aveva ancora qualche dubbio sull’esistenza delle altre menti. Quando qualcuno di saccente gli faceva notare che andare in giro a piantare chiodi nei piedi della gente aveva conseguenze sia fisiche che mentali correlate insieme, lui faceva notare che poteva darsi che gli altri fossero zombie, o mutanti.

Zombie o mutanti ?!?

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Quando morirò, mielificatemi.

Poco prima di tornare da New York, in aeroporto, mi sono trovato nella quanto mai stressante situazione di non avere alcun libro da leggere. Fortunatamente, all’interno del JFK c’era una libreria. Ora, chi mi conosce sa che io soffro di una forma di ossessione compulsiva: se entro in una libreria, non esco a mani vuote. Mai.
Razionalizzando dunque il quarto libro acquistato in 3 settimane di permanenza negli States come ” Hai bisogno di qualcosa da leggere in volo, no ? ”  misi le mie manine pacioccose su Stiff, The Curious Life Of Human Cadavers (In italiano dovrebbe chiamarsi ” Stecchiti ” ), di cui avevo letto tempo prima una buona recensione su un Scientific American.

Stiff è un libro piuttosto leggero e piuttosto divertente da leggere (eccezion fatta per la transitoria tensione provocatami dal leggere il capitolo sulle morti da incidente aereo, durante un volo aereo.).  Nel libro c’è tutta una serie di aneddoti  divertenti, ma uno in particolare mi è rimasto impresso.

Immagino che più o meno tutti abbiano sentito parlare delle proprietà terapeutiche del miele:  le sue proprietà antinfiammatorie, antisettiche e leggermente antibiotiche sono ben note; Ma dubito che molti, anche tra i fan di cialtronate come la naturopatia o la medicina tradizionale cinese,  conoscano le meraviglie che si potevano trovare nei Bazaar dell’Arabia del 12 secolo.

In questi Bazaar, se avevate tasche abbastanza profonde, potevate trovare qualsiasi cosa; e per qualsiasi cosa intendo qualsiasi cosa, incluso un particolare medicamento fatto con uomo mielificato. Confettura di mummia umana, apparentemente una medicina portentosa rigorosamente da usare per via orale.

Yummy.

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I bradipi preistorici sono interessanti.

Ricordo che un’ oziosa domenica pomeriggio,  ormai parecchio tempo fa,  stavo bevendo il mio thé delle 5 in compagnia della mia ragazza,  e alla tv, quello che credo fosse ” Passaggio a Nord Ovest ” parlava di un qualche ritrovamento fossile da qualche parte in Sud America.

Niente fuori dall’ordinaria amministrazione per un documentario, almeno finché in video non appare un distinto signore francese, che il programma presenta come esperto mondiale di bradipi preistorici. Esperto Mondiale Di Bradipi Preistorici.  Credo che sia inutile dire che la sua è decisamente la professione più awesome al mondo.  Posso solo immaginare quanto vantaggio un simile titolo ti possa dare ad un cocktail party:

” Ah,  sì,  beh, io lavoro per una società assicurativa, è un lavoro estremamente appagante, guadagno bene, ed ho un sacco di responsabilità e blablabla sono una persona fondamentalmente noiosa. Tu cosa fai nella vita ? ”
” Sono un esperto di bradipi preistorici. ”

Fatality. Flawless Victory.

Al di là di questo, però, uno può legittimamente chiedersi cosa mai ci può essere di tanto interessante nei bradipi prestorici da convincere qualcuno a dedicare la propria vita a studiarli.

E, secondo la mia opinione, basta una singola immagine per scoprire quanto i bradipi preistorici possano essere estremamente fighi:

Megatherium Americanum

Megatherium americanum. Un biscotto a chi indovina perché viene considerato MEGAfauna.

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