Una delle questioni più dibattute riguardo la diffusione di Homo sapiens sulla terra riguarda l’Australia: quando e come ci sono arrivati i nostri antenati? Come è stata colonizzata?
Ieri, su Nature, è stato pubblicato uno studio molto interessante che, tramite combinazione di dati archeologici e DNA mitocondriale, ricostruisce proprio questa straordinaria storia dell’uomo.
Okay, prima di tutto, che roba è il DNA mitocondriale? In (quasi) tutte le vostre cellule, oltre al nucleo cellulare con il vostro DNA, ci sono i mitocondri, degli organellini fagiolosi che la cellula usa per “produrre energia”. Questo organello ha il suo genoma personale nel suo DNA personale, che codifica per una manciata dei suoi geni (alcuni sono nel nostro genoma). Siccome il DNA mitocondriale viene passato solo da madre a figlio (perché nello zigote ci sono i mitocondri che c’erano nella cellula uovo, ma lo spermatozoo vomita dentro l’uovo il DNA e quasi null’altro), si può usare il DNA mitocondriale per tracciare le genealogie su archi di tempo enormi.
Ad esempio, si può andare in giro per le comunità aborigene dell’Australia, convincerle a farsi fare un prelievo di sangue, e analizzare quando hanno un antenato in comune, e da quali gruppi sono discesi gli altri. Mettendo insieme questi dati genetici, che dicono che l’ultima antenata femmina da cui discendono tutti gli aborigeni australiani è vissuta circa 47 mila anni fa, e le datazioni dei più antichi reperti archeologici australiani, salta fuori che l’Australia è stata colonizata per la prima volta da un singolo gruppo di persone circa 50 mila anni fa. Che di per sé, è abbastanza figo.