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Ho sentito che ti piacciono i parassiti fossili, quindi ho messo un parassita fossile dentro il tuo parassita fossile

La fossilizzazione in ambra è una cosa piuttosto rara. Perché la resina passi dal dominio dei piantologi a quello dei sassologi servono condizioni tali per cui sotto pressione e temperatura invece che degradarsi la resina si indurisca in copale e poi ambra.

Di tutti i pezzi d’ambra fossile, solo una piccola frazione ha dentro insetti. Un insetto deve rimanere intrappolato nell’ambra, e deve succedere tutto quello di cui sopra. Per cui solo una piccola frazione degli insetti in-resinati restano fossili, anche se la maggior parte degli insetti fossili degli ultimi 100 milioni di anni li abbiamo beccati tramite resina, visto che in generale le cose a 8 zampe si fossilizzano piuttosto male. (Protip: la zecca non è un insetto, è un aracnide)

Perché una specie ematofaga si fossilizzi in un pezzo d’ambra con nella sua panciozza il sangue di una vittima ci vuole una serie di coincidenze notevoli, ma non è totalmente impossibile. Solo impossibile abbastanza perché fare un Jurassic Park venga veramente veramente scomodo.

amblyomma picture

Ma il fossile in foto va oltre questo limite di improbabilità e ce ne aggiunge un altro: è una zecca del genere Amblyomma, fossilizzata in ambra di 15-20 milioni di anni quasi certamente dopo essere stata spulciata durante un pasto di sangue da una scimmia (le freccette puntano ai segni delle dita dello spulciamento), che ha al suo interno globuli rossi fossili di primate, all’interno dei quali ci sono vari stadi vitali di un parassita unicellulare fossile.

Fossilception! Negli eritrociti tirati fuori dall’addome dalla zecca fossile si riescono a vedere piuttosto bene dei piroplasmi, cioè creaturine unicellulari a forma di pera che, in maniera vagamente simile alla malaria, causano svariate sventure, tipo la Babesiosi, che c’è sia umana che bovina che equina.

I globuli rossi fossili al microscopio. Le frecce puntano ai piroplasmi dentro le cellule. Nella fotina nell’angolo come Babesia microti appare in un globulo rosso moderno.

Sapevamo già da studi di genetica molecolare che ci portavamo dietro questi antipatici parassiti almeno dal tardo mesozoico, ma hey, ora abbiamo pure un fossile improbabile a darci un limite superiore di vecchiezza.

Photocredits e Paper di riferimento (Open Access!):

Fossilized Mammalian Erythrocytes Associated With a Tick Reveal Ancient Piroplasms
George Poinar, Jr
J Med Entomol tjw247. DOI: https://doi.org/10.1093/jme/tjw247

https://academic.oup.com/…/Fossilized-Mammalian-Erythrocyte…

Agricoltura per coleotteri: come ti trasformo un parassita in un nutriente snack

Gli esseri umani non hanno inventato l’agricoltura.

Ci sono specie di formiche e di termiti che costruiscono vere e proprie serre e giardini, strutture specializzate gargantuesche che ricordano l’agricoltura estensiva umana, in cui coltivano specie di funghi con cui hanno una imprescindibile relazione mutualistica. E, che si tratti di tagliare foglie da dar da mangiare alle formiche, o di mungere gli afidi che si allevan con fatica, son quasi sempre solo gli insetti eusociali, quelli che vivono tutti imparentati in grosse colonie, che possono permettersi questo genere di investimento industriale.

Ed è difficile capire come una relazione così stretta e da cui così fortemente dipendono sia l’agricoltotore che l’agricolto sia potuta evolversi attraverso passaggi graduali fino a questo perfetto mutualismo.

Ma dal Giappone arriva una ricerca con un sacco di cose che piacciono a me: insetti, parassiti, lieviti, e creature che indirettamente fanno del male ai Panda depositando uova nel bamboo.

Tendenzialmente io preferisco fare male ai panda direttamente .

Ok, tecnicamente, Doubledaya bucculenta, vivendo in giappone e depositando le uova nel bambù morto o morente, non compete con i Panda per risorse o habitat. Ma, in ogni caso, questo coleottero è la dimostrazione che con un po’ di creatività si possono evolvere metodi più intelligenti di usare i germogli di bamboo che mangiarne quintali al giorno.

D. buccolenta in tutto il suo splendore. Photo Credits: QUESTO blog giapponese

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