Il sesso, inteso come riproduzione sessuata, è una cosa alquanto strana.
Evolutivamente parlando, il sesso è semplicemente un compromesso.
Riprodursi in maniera asessuata è sulla carta un’idea molto più intelligente: siccome nel gioco dell’evoluzione vince chi propaga più progenie, o, più precisamente, il maggior numero di copie dei propri geni, essere egoista sembra la strategia più efficace: 100% dei geni nella generazione successiva, senza bisogno di dividere il bottino con nessuno.
D’altro canto, significa che se salta fuori una malattia che è in grado di ammazzare te, sarà in grado sicuramente di ammazzare i tuoi figli-cloni. Il sesso diventa quindi il modo per generare variazione nella progenie: non puoi più passare tutti i geni a tutti i tuoi figli, ma è meno probabile che questi siano tutti spazzati via in un colpo solo.
Praticare l’astinenza da bravi cattolici e replicarsi per clonazione, significa anche perdere la possibilità di riparare i propri geni da mutazioni deleterie, attraverso ricombinazione. Se in uno dei tuoi figli-cloni compare una mutazione deleteria, tutta la sua discendenza avrà quella mutazione deleteria (salvo che una mutazioni riporti la condizione allo stadio originale). Questo succede per ogni generazione, finché le mutazioni si accumulano a tal punto che il gene sparisce dalla popolazione, e addirittura la popolazione stessa potrebbe estinguersi. Questo meccanismo, l’ingranaggio di Muller, combinato a quello descritto un paragrafo fa, l’ipotesi della regina rossa (è allucinante che non ci sia questa pagina su wiki ita, wikipediani fate qualcosa!), fa dormire sogni tranquilli ai biologi che pensano di aver trovato una spiegazione plausibile per cui esiste il sesso, anche se ad una prima occhiata sembrerebbe una pessima idea.