Una persona sana di mente, o quantomeno non totalmente e indicibilmente pigra, probabilmente avrebbe scritto di escatologia azteca e miti sull’apocalisse tipo, non so, quattro anni fa, nel mezzo dell’isteria collettiva per il 2012, quando la gente (e per gente intendo Giacobbo) era piena d’interesse. Ma io sono irragionevolmente pigro e non del tutto sano di mente, ergo metà Aprile 2016 è un momento buono come un altro per raccontare (più o meno) uno dei miti fondamentali del mondo mesoamericano: la leggenda dei cinque soli (o della quinta apocalisse, se vi è utile da usare come titolo per acchiappar più click).
Gli aztechi credevano in un dio creatore primigenio, Ometeotl, che, per ragioni non del tutto chiare, creò quattro divinità, una per ciascuna delle quattro direzioni cardinali, e gli delegò il compito di creare il mondo.
Le quattro divinità, bontà loro, si misero d’impegno per ordinare il mondo dal caos primigenio. Ma siccome il Sole non esisteva ancora, la maggior parte delle loro creazioni cadeva nel Grande Vuoto, dove veniva divorato da Cipactli, il Grande-Demone-Marino-Rospo
Stufi del fatto che tutte le loro creazioni venissero mangiate da Cipactli più alla svelta di quanto loro riuscivano a creare cose, i quattro dei decisero che era ora di ammazzarlo. Tezcatlipoca, Dio della Notte, del Nord, della Tentazione, della Bellezza, della Guerra e dell’Ammazzare-Tutti-Indis
Si dividono il lavoro, ma – e questo succede quando nessuna delle tue divinità primigenie è il Dio-Delle-Risorse-Umane, decidono che li compito del creare il sole spetta a Tezcatlipoca, Dio dell’Oscurità. E, per sorpresa di nessuno, il Dio dell’Oscurità è un pessimo sole. Diventa il Sole, ma è un sole solo a metà, un semicerchio, probabilmente perché gli manca un piede, e gli altri dei non sono per nulla contenti.
Quetzalcoatl, il dio della LUCE, della compassione e dell’ovest, decide che lui potrebbe fare di meglio, prende una mazza di pietra e butta giù il sole (Che è Tezcatlipoca) compiendo il primo atto di violenza sui disabili della storia.
Tezcatlipoca che, ricordiamo, era anche il Dio-Dell’Ammazzare-Tutti-I
Naturalmente, i Giaguari divorano ogni cosa sulla terra e si compie così la prima apocalisse azteca.
Con il mondo distrutto da un diluvio di giaguari, Quetzalcoatl prende l’iniziativa e decide di ricreare gli esseri umani. Più il tempo passa, però, più questi si macchiano di peccati contro gli dei: ad un certo momento addirittura smettono di fare sacrifici umani, una cosa del tutto inaccettabile.
Quetzalcoatl, che è anche il dio della misericordia, è disposto a perdonarli, ma Tezcatlipoca, che è il dio del nord, della notte, della bellezza, della tentazione, del non avere un piede, e anche della Giustizia, non vuole che questa offesa passi impunita.
Si potrebbe mettere la cosa ai voti, ma con quattro divinità primigenie è un casino: questo succede quando il vostro Consiglio-Direttivo-Di-Div
Tezcatlipoca aggira quindi le normali manovre politiche degli dei dei quattro punti cardinali e, nonostante sia tra le altre cose il Dio-Dell-Uccidere-Tutti-In
Da un punto di vista dell’antropologia comparativa, è bellissimo vedere come i creazionisti moderni e i creazionisti aztechi del 500 a.C. condividano la stessa bassa opinione delle scimmie antropomorfe.
Quetzalcoatl, che, ricordiamo, è il dio del sole, della compassione e della misericordia, dice “Madò che schifo son diventate tutte scimmie” e invia un gigantesco uragano sulla terra che spazza via tutto causando la Seconda Apocalisse.
L’apocalisse non era stata deliberata tramite le normali procedure parlamentarie: si avvia quindi un processo di Impeachment in cui a Quetzalcoatl viene revocato il titolo di Dio del sole. Sperando di aggirare le loro solite diatribe interne, i quattro dei maggiori decidono dunque di subappaltare il ruolo di dio del Sole ad una delle divinità minori. Specificamente a Tlaloc, il DIO DELLA PIOGGIA.
Cosa mai potrà andare storto?
Tlaloc non è una delle quattro divinità maggiori azteche: tra un apocalisse e un omicidio di demone coccodrillo, Quetzalcoatl, Tezcatlipoca e gli altri due avevano infatti generato un buon numero di divinità secondarie.
Delegare è la chiave in una burocrazia efficiente anche quando sei in un pantheon di divinità omicide. Ad esempio, per gestire le risorse idriche, i quattro dei crearono Tlaloc, dio della pioggia, Chalchiuhtlicue, dea dei fiumi, Acuecucyoticihuati, dea degli oceani, e via di questo passo. La specializzazione è per gli insetti e gli dei.
Quindi Tlaloc, nonostante sia un dio minore, dopo la pioggia di giaguari e lo scimmiornado, assume il ruolo di Dio del Sole. E la cosa pare funzionare: Quetzalcoatl ha tutto il tempo di creare di nuovo la razza umana, e questa comincia a moltiplicarsi.
Tlaloc, che prima di diventare dio del sole aveva una vita tutta sua insieme alle altre divinità minori, ha una moglie: Xochiquetzal, dea dei fiori e del sesso. Yep, gia ai tempi degli Aztechi, il sesso si spiegava ai bimbi con api e fiori.
Xochiquetzal era una dea bellissima, al punto che alcuni la adoravano anche come dea della bellezza. Tezcatlipoca, che, ricordiamo, oltre a essere il dio della Notte, della Giustizia, del Genocidio Indiscriminato, del Nord, era anche il dio degli Intrighi, della Bellezza e della Tentazione, decide che lui si merita di essere marito di Xochiquetzal molto più di Tlaloc, e la rapisce.
Per Sindrome di Stoccolma (Cuzco?), o forse perché Tezcatlipoca in quanto dio della Bellezza e della Tentazione con il fascino da cattivo-ragazzo-senza-un-p
Tlaloc, non soprendentemente, è infuriato. Pretende che gli dei maggiori facciano qualcosa, e intanto inizia uno sciopero della pioggia. Sciopero della pioggia che porta una terribile siccità e inizia a sterminare lentamente l’ultima infornata di esseri umani che Quetzalcoatl ha messo sulla terra. Essi pregano, pregano, e pregano per avere un po’ di pioggia.
Ma Tlaloc è incazzato per i fatti suoi, e le preghiere dell’uomo lo infastidiscono nel suo terribile momento di instabilità matrimoniale. Siccome è il dio della pioggia, ma anche il dio-del-sole-ad-interim, decide di rispondere alle preghiere dell’uomo.
Mandando una pioggia di fuoco che distrugge tutta la vita sulla terra. E’ la terza apocalisse.
Gli dei maggiori revocano il titolo di Dio del Sole a Tlaloc, che però, che fossero palle di fuoco dal cielo o gocce d’acqua, ha pur sempre mandato sulla terra qualcosa che più o meno contava come pioggia, quindi mantiene ancora il suo titolo secondario. Gli offrono anche in sposa Chalchiuhtlicue, dea dei fiumi, sperando che pioggia e fiumi vadano più d’accordo che pioggia e fiori.
E già che ci sono, fanno diventare Chalchiuhtlicue la dea del sole, forse sperando che un minimo di tocco femminile possa migliorare la situazione.
Chalchiuhtlicue, nonostante di norma si occupi di essere la dea dei fiumi, è un sole ben più degno delle altre divinità che ci avevano provato, con forse l’eccezione di Quetzalcoatl che, come Topolino, è il miglior a fare tutte le cose e odia le scimmie. Al contrario di suo marito-fratello Tlaloc (Yup, per calmare Tlaloc dalle corna gli altri dei gli hanno dato in moglie la sorella) Chalchiuhtlicue ha un amore spassionato per gli esseri umani 4.0 che ora popolano la terra, e che la coprono di sacrifici e declamano le sue grazie. E ella con grazia e amore porta grande fertilità e prosperità.
Se non fosse che Tezcatlipoca, che oltre a essere il Dio dell’Intrigo, della Notte, del Nord, della Bellezza, etc. etc. è anche il Dio del Negging, e suggerisce maliziosamente che forse Chalchiuhtlicue è così dolce e amorevole nei confronti dell’umanità e così brava come Dea del sole solo perché vuole essere adorata e ricevere tanti sacrifici. Non ci crede veramente nel fare il sole. E’ una poser.
Prevedibilmente, Chalchiuhtlicue, che essendo donna è per definizione fragile come un fiore, non prende bene questa insinuazione maliziosa e si mette a piangere.
Si mette a piangere sangue per 53 ANNI, finché l’intero mondo è sommerso e la vita sulla terra viene completamente spazzata via, come raccontato nelle sacre litanie degli Slayer.
E’ la quarta apocalisse.
Quetzalcoatl, che tanto ci tiene ad avere il suo popolo sulla terra, si ritrova di nuovo a dover ricreare gli esseri umani. Stufo di dover partire ogni volta da zero, intraprende una missione secondaria per recuperare le ossa degli umani morti nell’ultima apocalisse dall’aldilà da usare come materiale di partenza. Si assenta dunque dal circolo delle quattro divinità cardinali.
Prima che possa tornare e mettere il suo voto nel cappello, il concilio delle divinità decide che a sto turno il sole sarebbe stato Huitzilopochtli, Dio del Sud e della Guerra. Che doveva ancora nascere.
Huitzilopochtli non solo sarebbe diventato il Dio del sole, ma anche il responsabile della creazione della Luna. Sua madre era rimasta incinta di lui in maniera disdicevole (Nascondendo nel suo grembo una palla di piume caduta dal cielo. Disdicevolissimo.) e sua sorella maggiore, Coyolxauhqui , offesissima e scornata dall’adulterio della madre, aveva radunato tutti gli altri fratelli e sorelle, le stelle del cielo notturno. Alla rivelazione che il nascituro sarebbe diventato il sole, cioè più grosso e luminoso di tutti loro, decidono di allearsi con Coyalxauhqui per ammazzare la loro madre prima che mettesse al mondo il frutto del suo peccato.
Ma siccome la mamma è sempre la mamma, Huitzlopochtli saltò fuori dal grembo, bardato e armato di tutto punto, e, come Dio del Sole e della Guerra sconfisse qualche centinaio tra fratelli e sorelle.
Per sconfiggere qui si intende trucidare, spegnendo le stelle nel cielo corrispondenti a ciascun fratello e sorella. Coyolxauhqui, in particolare, fu decapitata, e la sua testa mozzata gettata nel cielo, dove divenne la luna, sicché sua madre fosse confortata dal vedere sua figlia in cielo ogni notte. Perché Mufasa insegna, non c’è niente di più confortante di teste che appaiono a caso nel cielo.
Coyalxauhqui, pur essendo una testa scorporata nel cielo, era diventata la divinità della luna, e non aveva intenzione di darsi per vinta: così, ogni notte, evoca 400 fra i suoi fratelli e sorelle, e questi di nuovo attaccano Huitzilopochtli, costringendo il sole a ritirarsi. E ogni mattino, all’alba, Huitzilopochtli sa che dovrà sconfiggere di nuovo la luna e le stelle, oppure il sole non sorgerà.
E c’è una sola cosa che può dargli potere ed aiutarlo a sconfiggere la notte: la fede dei suoi adoratori. Un po’ come, in Peter Pan, devi battere le mani se vuoi salvare Trilli; solo che qui si tratta di salvare il mondo dalla quinta apocalisse, e per dare forza a Huitzilopochtli ci vogliono, specificamente, sacrifici umani.
Nel caso i sacrifici umani dovessero fermarsi, e conseguentemente Huitzilopochtli dovesse perdere la sua eterna guerra, il mondo verrebbe avvolto in una grande oscurità, per via della morte del quinto sole, squassato da terribili terremoti e l’umanità divorata dalle Stelle. Sarà la quinta apocalisse, quella che stiamo ancora aspettando, quella che in teoria doveva esserci nel 2012.
Avrete forse notato che da nessuna parte in questa fedelissima ricostruzione del mito dei cinque soli c’è nulla che specifichi che Huitzilopochtli perderà in uno specifico momento. Sulla carta è tutto contingente.
Vale la pena segnalare, a questo punto, che gli Aztechi non sono i Maya. Perché per quanto questo dovrebbe essere palese, visto che hanno due nomi diversi, nessuno si è preoccupato di questa sostanziale differenza quando c’erano da vendere libri sulla fine del mondo, mescolando senza remore varie mitologie con quel vago razzismo post-colonialista per cui, “vabbé sempre civiltà precolombiane sono”.
I Maya, ma non gli Aztechi, avevano vari sistemi per calcolare il passaggio del tempo spettacolarmente complicati. Ad un certo punto del loro sviluppo come civiltà, utilizzavano nove calendari contemporaneamente. I due più famosi sono l’haab, un calendario di 360 giorni che più o meno segna l’anno terrestre, e il tzolkin, un calendario di 260 giorni. Perché 260? Non siamo esattamente sicuri, ma è molto probabile che fosse di 260 giorni perché 260 è il risultato di 20×13. Venti, perché, come noi contiamo in base 10, i Maya preferivano contare in base 20; 13, perché 13 era uno dei loro numeri sacri, come in culture più vicine alle nostre è il 12 ( le dodici fatiche di ercole, le dodici tribù di Israele, dodici apostoli, etc.).
Ora, quando conti in base 10, hai le tue decadi, i tuoi secoli, i tuoi millenni, e via discorrendo, siccome i Maya contavano in base 20 avevano le loro decadi di 20 anni, i loro secoli di 400 anni, i loro millenni di 8000 anni circa. Il circa è importante perché i loro anni erano 360 giorni e non 365, da cui saltano fuori certe discrepanze temporali. I loro secoli erano più o meno 394 anni invece di 400, ed erano chiamati baktun; i loro millenni, di 7,885 dei nostri anni, erano i piktun.
Non conosciamo tanto bene la mitologia Maya come quanto quella Azteca, ma sappiamo che esisteva una variante della leggenda dei 5 soli, con l’apocalisse e la ricreazione della terra. La parte della mitologia Maya che conosciamo bene è un altra, ed è altrettanto cool; io vi sto stracciando le palle con il lungo computo, i baktun e i piktun, storie di cui di cui restano solo frammenti di frammenti interpolati a robe azteche, invece che narrarvi delle gesta dei gemelli Hunhapu e Xbalanque che vanno nell’aldilà e sfidano il dio dell’Inferno ad una partita di Basket dove la palla ha una lama che decapita chi la tocca per salvare l’anima di loro padre.
Da quello che riusciamo a cavar fuori dai miti Maya, si direbbe che fossero convinti che il quarto mondo fosse durato 13 (numero sacro) baktun, cioè 20 x 20 anni di 360 giorni, cioè 5126 anni nostri. E’ esattamente l’equivalente della “profezia” biblica per cui il regno di Cristo sulla terra sarebbe durato 1000 anni e il conseguente panico diffuso attorno a quegli anni nel medioevo.
Ora, siccome l’anno zero nel mondo corrente secondo il calendario Maya corrisponde al 3114 a.C. , il tredicesimo Baktun sarebbe scoccato nel dicembre 2012. Da cui: fine del mondo.
Questo assume non solo che il mondo sia in attesa di una nuova apocalisse, cosa che forse i Maya non pensavano davvero, ma che gli attribuiamo perché lo pensavano gli Aztechi, ma anche che l’idea che ogni mondo finisse dopo 13 baktun fosse un principio generale. E la maggior parte dei Mayanologi dice che, no, non è un principio generale, non è detto che uno aspetti 13 baktun per mandare piogge di giaguari o scimmiornadi: semplicemente è un valido principio generale per i Maya resettare il calendario dopo ogni apocalisse.
L’idea dell’apocalisse nel 2012, volendo supporre una nascita innocente e non come truffa, probabilmente deriva dall’aver impropriamente mescolato la mitologia Azteca, che è famosa e violenta e cool e ci puoi fare su articoli in cui provi disperatamente a far ridere, con la cultura Maya, che è complicata, poco conosciuta, e piena di matematica.
Secondo gli Aztechi siamo fottuti, ma non fottuti a scadenza: verrà il giorno in cui siccome non facciamo abbastanza sacrifici umani Huitzilopochtli perderà, moriremo tutti, e Quetalcoatl, porello, dovrà raccogliere i cocci e ricostruire di nuovo l’umanità.
Ma i Maya erano più si più matematici, ma anche più ottimisti. Quanto ottimisti? Beh, a Palenque, nel Tempio delle Iscrizioni, sopra la tomba del Re Pacal il Grande, scrivono (parafrasi):
” Si ricorda al gentile pubblico che nel 4472 ci sarà l’ottantesimo anniversario del ciclo di 52 anni che segna la coronazione di Pacal. Ci sarà una grande festa, e siete tutti invitati ”
Non esattamente una cosa che scrivi se ti aspetti un’apocalisse catastrofica irreversibile di lì ad appena un migliaio di anni.
Forse forse questo post non è poi così fuori tempo massimo.
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