Le Vestiges e l’origine delle pseudoscienze

In 1844, Robert Chambers, un autore ed editore scozzese, pubblicò un libro di storia naturale, Vestiges of The Natural History Of Creation (tradotto in italiano in tiratura assai limitata come Storia Naturale della Creazione) in forma totalmente anonima.

Il frontespizio della prima edizione

Il frontespizio della prima edizione

Nel libro, Chambers sostiene che tutti gli organismi, inclusi gli esseri umani, sono il risultato di un lungo, lento processo di sviluppo da materia inorganica verso forme primitive e via via più complesse. Nella sua opera Chambers ricicla pezzi da ogni sorta di fonte, dalla nascente geologia al tradizionale folklore britannico, passando per i filosofi naturali illuministi. Da Kant e Laplace ad esempio prende in prestito l’ipotesi delle nebulose, sostenendo che l’universo intero si era condensato da semplice gas; descrive come la condensa sui vetri sgocciolando forma strutture indistinguibili dalle felci; narra di come riesce a far nascere insetti da scintille elettriche, e di come gli esseri umani non sono la forma finale di questo processo di, ehm, evoluzione, ma che una futura “razza superiore” potrebbe sostituirci. Il libro, anche grazie ad una scrittura considerata brillante, fu un grande successo editoriale e di pubblico, ma detiene anche un interessante primato: è uno dei primi libri nella storia ad essere descritto con il termine pseudoscienza.

Il termine pseudo-scienza (quasi sempre scritto con un trattino all’inizio) nasce nel mondo anglofono proprio agli inizi dell’800. Le due parole radice, con “pseudo” greco e “scientia” latino, erano in uso comune già dal medioevo, e in qualsiasi momento sarebbero potute essere combinate da chiunque volesse darsi un tono costruendo nuove parole ibride, ma comincia ad essere usata solo in corrispondenza al formarsi di una scienza professionale in opposizione ad un artigianato o dilettantismo della scienza. E contemporaneamente al nascere della “scienza ufficiale” cominciano a diffondersi sempre più “-logie” “-ismi” e ” patie “. Il mesmerismo, l’omeopatia, la frenologia, nascono tutte tra la fine del 1700 e l’inizio dell’800, in un ambiente intellettuale che comincia ad attribuire un certo prestigio a quelle desinenze.

Per la storia di Chambers la pseudo-scienza più importante è la frenologia, l’idea che dalla forma del cranio e dai bozzi sulla testa si potessero dedurre i dettagli della personalità di una persona: è infatti parlando di questa disciplina che, nel 1824, appare per quanto ne sappiamo il primo uso del termine pseudo-scienza. Frenologia di cui il buon Robert Chambers era un sostenitore, e dalla quale attinge a larghe mani per scrivere le Vestigies (sebbene non usi mai il termine esplicitamente).

Robert Chambers nel 1863, quando ancora era ignoto a tutti chi fosse il vero autore delle Vestiges.

Robert Chambers nel 1863, quando ancora era ignoto a tutti chi fosse il vero autore delle Vestiges, praticamente la versione vittoriana di Elena Ferrante.

Uno dei più feroci critici delle Vestiges fu Adam Sedgwick, professore di Geologia a Cambridge. Sedgewick è considerato uno dei fondatori della geologia moderna, e prese maluccio la popolarità del libro che secondo lui metteva in cattiva luce la sua nascente disciplina e ancor peggio il fatto che l’autore fosse anonimo. Addirittura in un primo momento accuso l’autore di essere (GASP!) una donna: “L’ascesa sul crinale della Scienza è faticosa e spinosa, del tutto inadatta al panneggio di gonnelle”. Successivamente, cambiò idea: i contenuti del libro erano troppo vili persino per una donna, che con il suo “temperamento dolce e gentile” e “intuitiva sensazione di cosa è giusto e cosa e bene” non avrebbe mai potuto scrivere pseudoscienza.

Un’altra critica divertente ai nostri cinici occhi moderni è quella di Sir David Brewster, un ottico scozzese, famoso ai tempi per aver scritto la biografia di Newton: “Le Vestiges hanno ottenuto il favore del pubblico avvelenando la fontana della Scienza e fiaccando le fondamenta della Religione”. In particolare lo preoccupa la popolarità del libro fra le donne inglesi, che, già da metà settecento, erano di norma il target prediletto dalla divulgazione: “sarebbe un disastro per le generazioni future se le Madri d’Inghilterra fossero infettate con gli errori della frenologia. Ancor peggio se fossero corrotte dal Materialismo”.

E la diatriba non si fermò al 1844-45, nel periodo immediatamente successivo alla pubblicazione. Sedgewick, ripubblicando un suo pamphlet di 35 pagine nel 1850, decise di aggiungerci CINQUECENTO pagine di confutazione anti-Vestiges, seguite da altre TRECENTO di postfazione antimaterialista nel caso in cui non fosse ben chiaro il punto della questione.

Insomma, non è un caso che Carletto Darwin, per quanto stesse già elaborando le sue idee evoluzioniste al momento della pubblicazione di Vestiges, decise di postporre la pubblicazione del suo lavoro di una decina d’anni e nel mentre assicurarsi che fosse tutto a prova di bomba.

Adam Sedgewick, qui in una stampa all'albume del 1867, non mancherà di odiare anche l'Origine, nonostante Darwin fosse stato suo studente e i due fossero in generale in buoni rapporti

Adam Sedgewick, qui in una stampa all’albume del 1867, non mancherà di odiare anche l’Origine, nonostante Darwin fosse stato suo studente e i due fossero in generale in buoni rapporti. Definirà l’Origine ” completamente falsa ” e ” un piatto di rancido materialismo servito e cucinato furbescamente”

Perché questa furia, e da dove viene l’impeto di chiamare il libro pseudo-scienza?
Beh, innanzitutto, ad essere sinceri, per gli standard non solo della nuova scienza professionale che stava formandosi, ma della filosofia naturale, le Vestigies erano pessime. Voli pindarici, deduzioni illogiche, osservazioni riferite per inteposta persona (non è che Chambers avesse visto insetti nascere dalle batterie, ma così gli aveva detto un certo Mr Weekes) in un mondo post-illuminismo erano già abbastanza inaccettabili.
Ancor peggio, nel libro Chambers spiegava che la motivazione per la scrittura del suo libro era la profonda convinzione che esistessero paralleli nel mondo organico di quello che lui credeva essere uno spontaneo progresso culturale e soprattutto economico nelle attività dell’uomo (era un seguace di John Locke e Adam Smith). Aveva una forte motivazione ideologica e politica, insomma.

Infine, e forse in maniera più importante, i più grandi critici delle Vestigie erano riformatori, che stavano cercando di rendere la scienza una professione, introdurre le nuove scienze nel mondo accademico (in particolare la geologia), e creando le prime società di divulgazione scientifica (la British Association For Advancement of Science, per fare l’esempio più importante). Ma erano riformatori che si muovevano dentro l’establishment, che li prendeva sul serio per via del loro status. I primi scienziati professionisti dovevano essere contemporaneamente abbastanza conservatori da poter entrare nelle gerarchie, e abbastanza rivoluzionari dal sostenere la scienza e la sua intrinseca filosofia anti-autoritaria.

Sedgewick e Whewell per diventare professori erano stati ordinati pastori della Chiesa Anglicana, e quello di Chambers era chiaramente un testo materialista, di matrice deista. Volevano promuovere il cambiamento e la scienza ma stando entro certi limiti, in un periodo in cui filosofie radicali di ogni genere stavano spuntando in tutta Europa e con essi la minaccia di nuovi cambiamenti rivoluzionari (Tenete presente che siamo attorno ai moti del 1848 come periodo). Molti conservatori erano prontissimi a criticare queste nuove eretiche invenzioni anti-bibiliche come una Terra antica e nessun diluvio universale, specialmente perché le associavano al Movimento di Oxford e le sue infiltrazioni cattoliche e progressiste nella chiesa Anglicana.

Le Vestiges di Chambers davano più o meno lo stesso status alla nuova scienza della geologia e alla frenologia, mischiava la già obsoleta generazione spontanea alle teorie nebulari sostenute anche da Herschel (figlio), che ai tempi era presidente della Royal Astronomical Society, la massima autorità astronomica del tempo. Per questi motivi, per i profani, l’autorevolezza del libro era indistinguibile da quella della scienza professionale. il nascente establishment scientifico non poteva permettere che venisse trattata semplicemente come “cattiva scienza” o “scienza sbagliata.
Era qualcosa di molto peggio: era pseudo-scienza.

Bibliografia:
Più di quanto avrete mai bisogno di sapere sulle Vestiges lo trovate nell’opera magna di Adam Secord Victorian Sensation.  L’esistenza di un edizione Italiana delle Vestiges viene da questa tesi di laurea di Silvia Morlotti, dove c’è anche una panoramica delle influenze filosofiche di Chambers. Per l’origine del termine pseudoscienza e il suo uso agli inizi del 1800, il riferimento è “Science, Pseudoscience e Science Falsely-So-Called” di Daniel P. Thurs e Ronald L. Numbers, che io ho nella versione edita da Massimo Pigliucci e Maarten Boudry in “Philosophy Of Pseudoscience”.

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