Archivio Categoria: Filosofia

Posso fidarmi di Wikipedia?

Wikipedia è una delle grandi meraviglie del mondo contemporaneo. Se solo vent’anni fa qualcuno mi avesse detto ” Oh, voglio aprire un sito che conterrà la conoscenza approssimata su tutto il sapere e i trivia umani, compilata esclusivamente da volontari e completamente gratuita” gli avrei riso in faccia. Eppure, oggi, pure con tutti i problemi che può avere, wikipedia è una componente della vita quotidiana tanto quanto google, e ha completamente cambiato il modo di approcciarsi al sapere di molta gente.

(Il paragrafo precedente è sostanzialmente la mia dichiarazione di bias positivo nei confronti di wikipedia.)

C’è però, specialmente in accademia ma non solo, la tendenza a considerare wikipedia come non attendibile o non accettabile come fonte: ed effettivamente ci sono riflessioni da fare in merito, che farò riferendomi SPECIFICAMENTE alla Wiki in inglese, che è quella non solo con la maggior diffusione mondiale ma anche quella che ha il maggior numero di contributori e lo standard qualitativo più alto.

In astratto, la domanda “posso fidarmi di wikipedia?” non è molto diversa da “posso fidarmi del mio medico?”. Non c’è niente di esoterico nel termine “fidarmi” in questo caso: semplicemente il fatto che il mio medico dice ” X ” è una buona ragione per credere che X sia vero. Allo stesso modo, chiedere se ci si può fidare di wikipedia significa chiedersi ” Leggere X su wikipedia è una buona ragione per credere a X? “.

La natura Wikipedia rende però la domanda, anche se la formula è medesima, molto diversa, diversa anche dal semplice ” Posso fidarmi di una fonte senza conoscere il suo autore? “. Se state leggendo questo in fondo non mi conoscete, ma ci sono presumibilmente ragioni per cui siete disposti a fidarvi (o quantomeno, prendere in considerazione quello che dico prima di correre a chiudere il browser e scappare nella direzione opposta). Magari la ragione per cui vi fidate è il fatto che cerco sempre di citare bibliografia rilevante, e anche se specificamente non vi fidate di me o non siete in grado di decifrare voi stessi gli articoli citati, vi fidate del fatto che se ho scritto cazzate madornali qualcun altro me lo avrebbe fatto notare. Oppure vi basate sul fatto che quando ho scritto qualcosa nel vostro ambito di competenza era di un livello di precisione accettabile senza affermazioni che facessero sanguinare gli occhi per la loro colossale idiozia.
Sono tante le strategie che si possono applicare per giudicare quanto uno scritto sia attendibile; il problema nasce quando cerchiamo di applicare queste strategie all’enciclopedia più famosa che c’è.
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La strada per l’inferno è lastricata di mattoni gialli

La maggior parte delle persone che visita questo blog è probabilmente familiare con il concetto di strawman, tipicamente reso in italiano con l’agghiacciante traduzione a stampo “uomo di paglia” al posto del più elegante “spaventapasseri”; è quella fallacia logica informale per cui invece di “attaccare” la posizione del proprio “avversario” in un dibattito, gli si attribuisce una posizione o argomentazione che l’altra parte non ha mai sostenuto, ma in modo che sia abbastanza simile da ingannare i tordi.

Esempio semplice per rendere l’idea:
A: Ridurre le emissioni di CO2 è la strategia più immediata e accessibile che abbiamo per mitigare gli effetti del riscaldamento globale
B: RIDICOLO! Gli ambientalisti credono che distruggendo la nostra economia si possa ricostruire il giardino dell’eden!

E’ una forma di prestidigitazione, una distrazione dall’argomentazione principale, ergendo un povero spaventapasseri che non ha armi per difendersi e può quindi soltanto incassare colpi. Che è poi la ragione della traduzione “uomo di paglia” invece che “spaventapasseri”: il termine originale si riferiva ai manichini da giostra che i cavalieri maciullavano in allenamento. Ma, per motivi che saranno chiaro più avanti e che includono l’intenzione di fare il gioco di parole coi tordi due paragrafi fa, continuo a preferire il termine spaventapasseri.

Al contrario di molti, che trovano gli strawman particolarmente insopportabili, o perniciosi, o fastidiosi, non credo che nella maggioranza dei casi gli spaventapasseri siano un grosso problema. In primis, perché, almeno nei circoli in cui giro io, ormai tutti sanno cos’è e non aspettano altro per attribuire questo sofisma agli avversari e ottenere una vittoria per squalifica; in secondo luogo perché, tipicamente, quello che succede dopo che viene eretto un uomo di paglia è il precipitare frettoloso della discussione verso ingiurie varie e accuse di disonestà; e infine perché, forse per ingenuità, forse per paranoia, tendo sempre ad assumere che quando una persona prende le mie parole e ci ricostruisce un fantoccio di fieno completamente diverso lo faccia perché non ha veramente capito niente di quello che sto cercando di dire, e non perché sta disperatamente cercando di guadagnare punti retorici.

Photocredits: Isako, via Flickr, licenza CC-BY-SA

Sempre che non stia effettivamente cercando di spaventare passeri. In tal caso, per quanto sia inevitabile che gli uccelli prima o poi sgamino l’inganno, è molto meglio utilizzare un finto predatore (per esempio la sagoma di un rapace) e spostarlo frequentemente. Photocredits: Isako, via Flickr, licenza CC-BY-SA

Ma nella terra di Oz si aggirano creature ben più dannose di poveri spaventapasseri senza cervello: sto parlando del terribile uomo di latta.

Uno dei più recenti progressi nella moderna costruzione di nuovi modi per avere torto facendo finta di essere nel giusto è l’uomo di latta, così battezzato da me in questo istante, per fare una distinzione tutto sommato banale ma che ritengo importante importante.

L’uomo di paglia è un’argomentazione terribile che nessuno ha mai avuto intenzione di sostenere, che viene inventata soltanto perché l’altra parte abbia qualcosa di semplice da sconfiggere. L’uomo di latta è un’argomentazione terribile che è sostenuta solo da un numero non rappresentativo di persone, che viene tirata in ballo di modo che la controparte abbia qualcosa di semplice da sconfiggere.

Se l’uomo di paglia è il fantoccio con cui il cavaliere fa pratica sicuro che questi non reagirà mai, l’uomo di latta è un biacco innocente che si trova di fronte un guerriero bardato in corazza a piastre, per poi essere spacciato in taberna come temibile basilisco.

La Strega Cattiva dell’Est è un angioletto a confronto di chi usa questo temibile artificio retorico antropometallico. Photocredits: W.W. Henslow Pubblico Dominio

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Kardashian, bibliometria e calore umano

Non ho problemi ad ammettere che non sono una persona piena di calore umano. Le evidenze sono molte: la misantropia generale quando passo troppo tempo su Facebook, la temperatura corporea simile a quella di un rettile, il fatto che quando ho posto la domanda “Ma io sono pieno di calore umano?” alla mia ragazza ci sono stati 25 secondi buoni di silenzio prima che rispondesse “Che stai dicendo?”.

Quindi non sono rimasto particolarmente sorpreso quando uno studio recente dell’Università di Princeton ha riportato che gli scienziati, gli ingegneri e i ricercatori sono tre categorie che vengono percepite come competenti ma allo stesso tempo fredde.

Per fortuna siamo comunque messi meglio degli avvocati.

Per fortuna siamo comunque messi meglio degli avvocati. Credit: Susan Fiske, Princeton University, Woodrow Wilson School of Public and International Affairs

 

A guardare il grafico si direbbe che non siamo messi malissimo, ma per capire il risultato bisogna fermarsi un secondo a vedere la metodologia che i due autori, Fiske e Dupree, hanno utilizzato. In primis, hanno raccolto una lista di lavori tipici con un sondaggio on line a partecipazione libera. Questo spiega perché esistono due punti separati per distinguere “scientist” e “researcher”, che sono sostanzialmente sinonimi. Sì, ci sono ricercatori in lettere antiche e filosofia e altre discipline non scientifiche eccetera, ma di solito la persona qualunque quando pensa alla parola “ricercatore” pensa all’uomo in camice bianco che fa lo scienziato nella pubblicità dei dentifrici (occhio che la parola uomo non è a caso; ci torniamo poi).
Creata questa lista, un gruppo di americani selezionati a caso e diversi da quelli che hanno compilato la lista ha risposto a un altro sondaggio in cui non veniva chiesta la loro opinione su queste categorie, ma come queste categorie venissero percepite dal popolo americano in generale. Presente quel meme che andava di moda un po’ di tempo fa su Facebook “Come mi vedo io, come mi vede mia madre, come mi vede tua cuggina e vi discorrendo?”. Ecco, uguale, solo con più metodo scientifico.

Knowyourmeme mi dice che, tra l'altro, questo è stato uno dei primi esempi del meme.

Knowyourmeme mi dice che, tra l’altro, questo è stato uno dei primi esempi del meme.

È una tecnica che si usa abbastanza spesso in psicologia perché tende a ridurre l’influenza di pregiudizi personali e spesso convince la gente a riportare stereotipi in cui loro stessi non credono, ma di cui sentono l’effetto. L’ho fatto anch’io due paragrafi fa, ricorrendo allo stereotipo del ricercatore Colgate, in cui non credo minimamente ma che ho tranquillamente usato come scorciatoia intellettuale, attribuendola a questa misteriosa entità detta “gente qualunque”.

Gli autori analizzano poi le varie categorie e notano come lavapiatti e netturbini hanno punteggi bassi su entrambe le scale: è il ben noto effetto areola, per cui istintivamente crediamo che le persone belle hanno qualità belle e le persone brutte sono cattive. Queste professioni, che hanno a che fare continuamente con roba percepita come degradante o sporca o disgustosa, vengono quindi viste come poco competenti e fredde. La poca competenza ha anche a che fare con l’umiltà, sicuramente; ma perché un netturbino o un lavapiatti o una prostituta debbano essere stronzi non mi è ben chiaro. E probabilmente non è ben chiaro alla maggior parte di quelli che hanno risposto al sondaggio: stavano riportando le percezioni degli altri, loro! Mica pensano cose brutte sulle zoccole, loro…

Le professioni che hanno a che fare con la compassione e l’umanità e l’abnegazione, al lato opposto, sono quelle che hanno i punteggi più alti su entrambe le scale: ed ecco che gli insegnanti, i medici e le infermiere sbancano l’ammirazione del pubblico. Nessuno sano di mente farebbe mai l’insegnante o il medico se non fosse altruista e buono e non amasse le persone, no? Specialmente mischiarsi a bambini, adolescenti in crisi ormonali o vecchi malati. Bleah.

Infine ci sono gli scienziati, gli avvocati, i CEO e quel quadrante del grafico: professioni che sono viste come competenti ma anche di cui la gente può fidarsi poco e verso cui il pubblico ha poca empatia. Perché? Fiske e Dupree hanno usato una seconda scala con un terzo gruppo di persone che misurasse le motivazioni del perché la gente ha questi sentimenti contrastanti nei confronti degli scienziati (specificamente i climatologi, per via del casino in USA con gli “scettici” dei cambiamenti climatici). Le colpe includono: mentono con la statistica, complicano inutilmente le cose, sono interessati solo a far carriera, sono arroganti, sono di sinistra.

Ed ecco la conclusione a cui giungono gli autori, che a dire il vero non è questa gran perla di saggezza: il problema del pubblico con la scienza non è quasi mai ignoranza, ma è che degli scienziati, la gente, non si fida. Infatti sono percepiti come distanti dalle persone normali, con una percezione gonfiata della propria importanza, interessati più alla carriera che a mettersi al servizio degli altri nonostante siano il più delle volte dipendenti pubblici e, anche quando competenti, comprabilissimi.

E purtroppo hanno ragione. No, non Fiske e Dupree. Gli americani che pensano questa cosa.

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Come sappiamo perché il cielo è blu

Una delle domande tipiche dello stereotipico bambino curioso, quello che esiste più come artificio retorico che come reale individuo, è ” Perché il cielo è blu ? “.

La risposta del genitore tipico che torna a casa dopo una tipica giornata di lavoro è ” Non fare domande stupide “.

La risposta esatta è, notoriamente, ” É per via lo scattering di Rayleigh combinato alla risposta fototipica dell’occhio umano”.

Ma la stragrande maggioranza delle persone che sono esistite nel corso della storia umana non avevano neanche per sbaglio una risposta credibile alla tipica domanda dei bimbi curiosi. Può darsi che ” Perché il cielo è blu ? ” sia una di quelle domande ataviche che ossessionava i nostri antenati, ma una delle prime persone a lasciarci scritte le sue elucubrazioni sul perché del colore del cielo è il solito Aristotele, una persona che mai si sottrasse dall’opinare su tutto l’opinabile.

Aristotele era estremamente affascinato dal cielo e specialmente dalla meteorologia, perché secondo lui era la disciplina in cui la perfetta regolarità delle sfere celesti si scontrava con il caos e l’imprevidibilità del mondo terrestre. Resosi conto di quanto fosse un campo incasinato, Aristotele decise di scrivere un intero libro sulla questione, la Metereologica, fondando, tanto per cambiare, una intera disciplina.

Leggendo Aristotele, però, dobbiamo stare attenti ad una peculiarità linguistica che spesso finisce per essere “Lost In Translation”. Quasi da nessuna parte nella letteratura greca il cielo (o il mare) viene descritto utilizzando l’aggettivo blu: famosamente, nell’Odissea Omero dice che Ulisse affronta un mare nero come il vino. Quello che viene perso nella traduzione è il fatto che per i greci la luminosità di un colore era molto più importante della tonalità. Così, il termine kyanos (da cui il moderno ciano, il blu delle stampanti), viene utilizzato alternativamente per descrivere il colore del ferro, i capelli di Ettore, degli smeraldi, degli iridi e, tra le altre cose, il cielo.

Platone, il maestro di Aristotele, aveva un’idea molto semplice come teoria del colore. Gli occhi di ciascuno di noi sparano raggi visivi in ogni direzione, che poi andavano a toccare meccanicamente il bersaglio, e rimandavano indietro la percezione sulla base delle particelle di cui erano composte: più chiaro se erano piccole, più scure se erano grandi, e diversamente colorate a seconda che contenessero diverse quantità di aria/acqua/terra/fuoco, perché la chimica era più facile una volta.

Sono anche pedanti uguali, lui e Ciclope.

Sono anche pedanti uguali, lui e Ciclope.

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Scarafaggi, parassitoidi e libero arbitrio

Nel cercare una foto da aggiungere al sempre crescente numero delle Prosopopic of the day su facebook, sono incappato in un immagine stupenda di uno dei miei parassitoidi preferiti in assoluto: Ampulex compressa, la vespa gioiello.

E’ bellissima, con tutti quei colori iridescenti, quel maestoso addome dall’aspetto metallico, e la sua estrema abilità come neurochirurgo.
Photocredits: Enio Branco via Flickr

Da adulta la vespa gioiello sembra quasi una vespa come tante. Ronza in giro, si accoppia, mette in mostra la sua livrea di modo che fotografi amatoriali possano finire su national geographic. Quando però la femmina deve deporre le uova, comincia il vero divertimento.

Innanzitutto, la femmina cerca uno scarafaggio ben pasciuto: con rapidità fulminea, lo colpisce con il suo pungiglione alla schiena, facendogli contrarre le zampe anteriori. Lo fa per guadagnare tempo e poter infilzare una seconda volta la sua vittima con maggiore precisione: il suo pungiglione penetra l’esoscheletro dello scarafaggio all’altezza della testa, raggiungendo un ganglio cefalico, praticamente il suo cervello.

La maggior parte delle vespe si accontentano di usare una tossina paralizzante per fermare la loro preda. La vespa gioiello è molto peggio. La sua specie pratica l’equivalente di una lobotomia da prima che l’uomo inventasse il fuoco. Ampulax compressa sottrae alla sua vittima il libero arbitrio.

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Cartesio, P-Zombie e Mutanti

Molte cose si possono dire di Cartesio, ma non che non sapesse il fatto suo. Descartes era un filosofo ma era anche uno scienziato, ha gettato le basi dell’ottica, dissezionava animali vari e aveva una vaga idea di come i nervi trasportavano fisicamente le informazioni al cervello, anche se non ne aveva una concezione elettrochimica.

Ma Cartesio era comunque un dualista. C’era una profonda differenza, secondo lui, tra la mente e il resto del mondo. Le percezioni sono proprie del soggetto: un’intera classe può vedere un neurone accendersi, ma solo il soggetto sente il dolore. Quindi (?) il mondo è fatto di eventi mentali che sono distinti dagli eventi fisici. Addirittura composti da una sostanza diversa, immateriale, come una specie di ectoplasma, l’unica cosa che può essere perturbata da pensieri e sensazioni. Non solo ci sono proprietà mentali e fisiche, distinte, e le persone possono provare entrambe.  Ci sono proprio due veicoli diversi che le portano a spasso.

Teologicamente, tutto questo è fin troppo comodo:  in questo modo si può sottolineare come non c’è motivo per cui la res cogitans (leggasi, anima)  dovrebbe avere la stessa speranza di vita di un corpo fisico.  Ma il dualismo sostanziale di Cartesio non è, fortunatamente, obbligatorio.

Descartes, non essendo scemo, si rendeva perfettamente conto che esiste fin troppa correlazione tra i due tipi di eventi: pianta un chiodo nel piede del prossimo e vedrai che questo non solo causa cambiamenti fisici, ma anche l’evento mentale “dolore” nella vittima. E vale anche l’opposto:  la paura che il prossimo ti prenda a sberle dopo che gli hai bucato il piede causa la tua corsa disperata verso il rifugio più vicino.  Gli eventi in un regno influenzano gli eventi nell’altro, anche se in principio dovrebbero essere completamente distinti. Cartesio si inventa che c’è un interfaccia anima/corpo nella ghiandola pineale (tra l’altro per ragioni fisiologiche sensate),  ma non ha realmente idea di quello che sta dicendo.

Cartesio si era fatto tutti questi problemi perché, notoriamente, era riuscito con la formuletta magica “cogito ergo sum” a convincersi della sua esistenza, ma aveva ancora qualche dubbio sull’esistenza delle altre menti. Quando qualcuno di saccente gli faceva notare che andare in giro a piantare chiodi nei piedi della gente aveva conseguenze sia fisiche che mentali correlate insieme, lui faceva notare che poteva darsi che gli altri fossero zombie, o mutanti.

Zombie o mutanti ?!?

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