Archivio Categoria: Biologia - Pagina 5

Perché il cioccolato è tossico per i cani

Qualche tempo fa ho scritto un articolo sul perché l’aspirina è tossica per i gatti, andando ad indagare le cause profonde (evolutive) della questione; e a quanto pare è stato un articolo socialmente utile, vista la considerevole quantità di gente che trova l’articolo cercando ” posso dare l’aspirina al gatto” o chiavi di ricerca simili (o più inquietanti, tipo “veleno per gatti”.)

Similmente alla questione gatti-aspirina c’è la questione cani-cioccolato: anche questa viene continuamente ripetuta come differenza fisiologica incolmabile tra uomo e animale, senza purtroppo avere molta cognizione di causa dei come e dei perché.

Ciò che è veramente tossico per il cane non è la cioccolata nel suo insieme, ma una classe di composti alcaloidi (un alcaloide è semplicemente una molecola con un gruppo azotato basico) che si chiamano metilxantine:  le più celebri (e quelle che ci interessano in questo caso) sono la teobromina, la caffeina, e la teofillina. Tutti e tre questi composti sono presenti nella cioccolata, ma quello in maggiore quantità è la teobromina. Anche caffeina e teofillina sono tossici, quindi evitate di dare caffé o tea ai vostri cani (e anche ai gatti, son tossici pure per loro). Non che ci sia una buona ragione per darglieli, ma vabbé.

Perché le metilxantine sono tossiche per i cani ? Beh, tecnicamente, le metilxantine sono tossiche per tutti, uomo incluso. Ma, come al solito, quando si parla di tossicità, è bene ricordarsi l’immortale massima di Paracelso: ” La dose fa il veleno. ” Si presta più attenzione al fatto che la cioccolata sia tossica per i cani, perché è forse un fatto più familiare ai padroni: in realtà, per i gatti è ancora più letale, ma dal momento che i gatti non hanno recettori per il dolce, come sapete se avete letto il precedente articolo sul perché i carnivori hanno un pessimo gusto, tendenzialmente non gli piace e non la mangiano. I cani quei recettori li hanno, e quindi tendono a sbafarsi il cioccolato in tutta la sua bontà in pochi istanti, con risultati pessimi.

La struttura chimica delle tre metilxantine del cioccolato. Fate caso che teobromina e teofillina, pur avendo entrambi due gruppi metili (i CH3), li hanno in posizioni differenti.
PhotoSource: cliccate l’immagine.

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Agricoltura per coleotteri: come ti trasformo un parassita in un nutriente snack

Gli esseri umani non hanno inventato l’agricoltura.

Ci sono specie di formiche e di termiti che costruiscono vere e proprie serre e giardini, strutture specializzate gargantuesche che ricordano l’agricoltura estensiva umana, in cui coltivano specie di funghi con cui hanno una imprescindibile relazione mutualistica. E, che si tratti di tagliare foglie da dar da mangiare alle formiche, o di mungere gli afidi che si allevan con fatica, son quasi sempre solo gli insetti eusociali, quelli che vivono tutti imparentati in grosse colonie, che possono permettersi questo genere di investimento industriale.

Ed è difficile capire come una relazione così stretta e da cui così fortemente dipendono sia l’agricoltotore che l’agricolto sia potuta evolversi attraverso passaggi graduali fino a questo perfetto mutualismo.

Ma dal Giappone arriva una ricerca con un sacco di cose che piacciono a me: insetti, parassiti, lieviti, e creature che indirettamente fanno del male ai Panda depositando uova nel bamboo.

Tendenzialmente io preferisco fare male ai panda direttamente .

Ok, tecnicamente, Doubledaya bucculenta, vivendo in giappone e depositando le uova nel bambù morto o morente, non compete con i Panda per risorse o habitat. Ma, in ogni caso, questo coleottero è la dimostrazione che con un po’ di creatività si possono evolvere metodi più intelligenti di usare i germogli di bamboo che mangiarne quintali al giorno.

D. buccolenta in tutto il suo splendore. Photo Credits: QUESTO blog giapponese

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Quattro hominini e un matrimonio

Sono ad un matrimonio. Al banchetto, precisamente. E non posso fare a meno di pensare che in nessun modo l’essere umano si sia evoluto per questo. Forse è perché mi sento uno straniero in terra straniera, ad un tavolo dove l’unica faccia conosciuta è quella, insopportabile, di mia sorella. Forse è che nessuno si può sentire a suo agio mangiando montagne di cibo ipercalorico ad una temperatura vicina a quella del Sahel; forse è la cravatta che avvinghia il mio collo come un constrictor ubriaco, forse è il bicchiere di vino che mi sono appena scolato, ma l’unica cosa che ho in testa è Paranthropus boisei.

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Scarafaggi, parassitoidi e libero arbitrio

Nel cercare una foto da aggiungere al sempre crescente numero delle Prosopopic of the day su facebook, sono incappato in un immagine stupenda di uno dei miei parassitoidi preferiti in assoluto: Ampulex compressa, la vespa gioiello.

E’ bellissima, con tutti quei colori iridescenti, quel maestoso addome dall’aspetto metallico, e la sua estrema abilità come neurochirurgo.
Photocredits: Enio Branco via Flickr

Da adulta la vespa gioiello sembra quasi una vespa come tante. Ronza in giro, si accoppia, mette in mostra la sua livrea di modo che fotografi amatoriali possano finire su national geographic. Quando però la femmina deve deporre le uova, comincia il vero divertimento.

Innanzitutto, la femmina cerca uno scarafaggio ben pasciuto: con rapidità fulminea, lo colpisce con il suo pungiglione alla schiena, facendogli contrarre le zampe anteriori. Lo fa per guadagnare tempo e poter infilzare una seconda volta la sua vittima con maggiore precisione: il suo pungiglione penetra l’esoscheletro dello scarafaggio all’altezza della testa, raggiungendo un ganglio cefalico, praticamente il suo cervello.

La maggior parte delle vespe si accontentano di usare una tossina paralizzante per fermare la loro preda. La vespa gioiello è molto peggio. La sua specie pratica l’equivalente di una lobotomia da prima che l’uomo inventasse il fuoco. Ampulax compressa sottrae alla sua vittima il libero arbitrio.

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Perché gli insetti sono così piccoli?

Per quanto gli entomofobi possano non essere d’accordo, gli insetti sono creature piuttosto piccole.

Ma non è sempre stato così. Prendiamo l’esempio più comune e lampante, un membro del genus Meganeura:

Le libellule sono insetti relativamente grossi anche ora, ma Meganeura, anche se da questa immagine non si riesce a capire bene la proporzione, aveva un apertura alare di approssimativamente 60 centimetri. Photo credits: Hcrepin via wiki commons.

Per quanto esistano ancora adesso libellule piuttosto grosse, e sicuramente stupende, la più grande libellula vivente, Megaloprepus coerulatus, è molto più piccola.

Questa libellula, indigena del centro e sud america, ha soltanto 19 centimetri di apertura alare. In confronto a Meganeura è praticamente un pigmeo. Photocredits: Roy J. Beckermeyer via WindsOfKansas

C’è una spiegazione tradizionale di questo fatto, che ha a che fare con i livelli di ossigeno atmosferici. La spiegazione tradizionale è, però, probabilmente sbagliata.

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Perché dobbiamo la nostra esistenza ad un virus

C’è una domanda abbastanza standard nella “divulgazione scientifica” che viene spesso posta a quel genere di scienziati che va in TV a farsi intervistare.

E la risposta a questa domanda è altrettanto standard, almeno dai tempi di Carl Sagan in po: quando ti chiedono ” Qual’è il fatto più straordinario che la scienza ti ha insegnato ” la risposta è un poetico sviolinamento della nucleosintesi stellare. Neil DeGrasse Tyson, Michiu Kaku, Krauss, la Hack, perfino Dawkins (Dov’è l’orgoglio biologico!?!):  a tutti piace ricordare come gli atomi che compongono il nostro stesso corpo, il ferro nel nostro sangue, il calcio nelle nostre ossa, siano stati creati a partire da elementi più semplici in quelle enormi forge a fusione nucleare che sono le stelle, che poi, solo esplodendo hanno potuto spargere i loro prodotti, indispensabili per la vita, nell’universo.

“Dimenticati Gesù”, dice Lawrence Krauss ” Una stella è dovuta morire perché tu potessi vivere “, facendo  eco a modo suo al ” Siamo polvere di stelle ” di Carl Sagan che sicuramente piace a quelli di Stukhtra (un altro blog che dovreste leggere invece di questo)

E, probabilmente, per quanto possa rimproverare Dawkins, se mi aveste preso di sopresa prima della scrittura di questo articolo sarebbe stata anche la mia di risposta, perché la nucleosintesi stellare è una grandissima figata.

Ma, dal momento che io non vado in tv e quindi difficilmente la gente mi può prendere alla sprovvista, voglio proporre una alternativa biologica.

Se non fosse stato per un virus, nessuno di noi sarebbe mai nato.

Gli embrioni di un bradipo, pangolino e armadillo, da On the structure and development of the skull in the mammalia (1874) di William Kitchen Parker, via Openlibrary.org

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Contro la Plutopucciocrazia II: Hemphillia dromedarius

Sono sul treno.

E’ senza aria condizionata.

E’ in ritardo di 30 minuti.

E’ più pieno di un carro bestiame.

Sono abbastanza alterato.

Dopo l’ennesima fermata in cui vengo travolto da dozzine di passeggeri impazienti di scendere da questo inferno ambulante, quella che può essere soltanto una luce celestiale individua un posto a sedere liberatosi nella carrozza.

Nessun/a vecchietto/a, donne gravide o invalidi a portata di sguardo. Lesto come una cavalletta zompo per conquistare il desiderato seggio, dove poggio le mie stanche membra ed estraggo il fido portatile. Non ho tempo da perdere, c’è della Scienza da fare.

Poi, l’orrore. Di fronte a me è seduta una ragazza. Indossa una maglietta bianca.

CON UN PANDA ED UN KOALA CHE SI ABBRACCIANO.

L’immagine sfonda i miei bulbi oculari come un ferro rovente. I miei globuli rossi cominciano ad andare in lisi termica, in parte per l’assenza di aria condizionata, in parte perché il sangue ribolle d’ira e di odio. Nel momento in cui sembrava potessi avere un attimo di respiro ecco che no, l’odiato urside si allea con un vile coprofago, e il mio disprezzo per la plutopucciocrazia viene rinnovato.

Urge parlare di qualcosa di veramente repellente e ben più degno di attenzioni per evitare un travaso di bile. Qualcosa di veramente repellente e sproporzionatamente awesome, come Hemphillia dromedarius, altrimenti detta Dromedary Jumping Slug.

Ora mi sento molto meglio.

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Perché la pioggia non stermina le zanzare

Mantenendo quella che al peggio potrebbe persino essere una tradizione dopo “Le zanzare e l’arte della guerra” dello scorso anno, con l’inesorabile approssimarsi della stagione estiva Prosopopea si dedica nuovamente alla più sadica tra tutte le succhiasangue: la temibile zanzara.

Uno dei metodi più soddisfacenti per eliminare quelle che per noi sono semplici scocciatrici, ma nelle zone tropicali del mondo sono ancora letteralmente vettori di morte, è il brutale, diretto, trauma fisico. Silenziare per sempre il ronzio di una di queste bestie è relativamente semplice, considerato il “piccolo” vantaggio che ci conferisce essere leggermente più grande di una zanzara.

Un virtuoso dell’anofelicidio potrebbe persino immaginarsi un dispositivo degno di Wil.E. Coyote, per spappolare l’odiato insetto al di sotto di incudini volanti. Sfortunatamente, ma non sorprendentemente, essendo un piano sponsorizzato ACME, una cosa del genere non funzionerebbe.

I’m stinging in the rain, just stinging in the rain…

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Come subappaltare il tuo sistema digerente (se sei una pianta carnivora)

Se leggete questo blog da più di 15 secondi, probabilmente vi sarete resi conto che i vari tipi di simbiosi, parassitismo incluso, oltre ad essere semplicemente sorprendenti, sono uno dei miei argomenti preferiti.

Alcuni insetti sono nemici giurati per le piante, ma ci sono alcune piante che sono nemiche giurate per gli insetti. Ad esempio le piante carnivore, come quelle del genere Nepenthes che tengono molta poca fede al loro nome etimologico ( ne “non”, e πένθος pénthos “dolore). Un insetto cade nell’ascidio (la “bocca”), e lì, incapace di scalare le pareti scivolose, scopre una nuova qualità di dolore e sofferenza mentre viene digerito lentamente per un migliaio di anni.

Sempre che non siate pipistrelli. In tal caso, potete semplicemente utilizzare certe piante come bat-caverne. Notare che la pianta è abbastanza evoluta da poter usare foglielama.

Essere lentamente digeriti non è probabilmente l’idea di divertimento di nessun insetto. Ma c’è una pianta carnivora che potrebbe essere utilizzata come storia dell’orrore nel regno degli artropodi:  Nepenthes bicalcarata.

Una pianta carnivora che digerisce insetti, utilizzando insetti.

Hey, ma, cosa sono quelle ombre in controluc… DUN DUN DUN!

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Contro la plutopucciocrazia: Rhinoplax vigil

Provate a fare un giro sul sito del WWF, e guardate le foto.

Che vedete ? Elefanti, gorilla, tigri, qualche tartaruga marina qua e là, e, ovviamente un infestazione di Panda. Tutti animali pucciosi e pelosotti, o quantomeno maestosi in qualche modo. Questo è un problema.

E’ un problema perché il Panda e i suoi amici richiedono da soli milioni e milioni di dollari per la loro conservazione, e sono solo una singola specie. Ragion per cui, se non sei un animaletto puccioso, e non condividi l’habitat con qualche forma di megafauna carismatica, sei finito. Non solo: tutti questi fondi rischiano di esser per nulla, dal momento che il Panda probabilmente è già condannato all’estinzione: si ciba di una specie di pianta molto poco nutriente e che ha bisogno di uno spazio infinito per crescere; sono suscettibili a una quantità spropositata di malattie, sono quasi impossibili da far riprodurre in cattività, e hanno bisogno di un sacco di spazio, che i cinesi gli stanno portando via. Intanto, un terzo delle specie di invertebrati al mondo sono in via d’estinzione, e nessuno gli presta attenzione, perché non sono minimamente pucciosi e bravi nel marketing come il panda. (Per non parlare di piante e funghi, che a momenti non vengono neanche considerate creature viventi.)

Guardate che creatura sinistra e ripugnante. Centinaia di specie profondamente più utili ed interessanti si estinguono ogni giorno. MI FAI SCHIFO, PANDA!

Ho deciso di battezzare questo problema plutopucciocrazia, perché gli animali pucciosi si prendono tutti i soldi e lasciano le altre creature a crepare mentre se la sguazzano nelle loro riserve naturali.

Per questo motivo, incanalando lo spirito dell’orologiaio miope (probabilmente il miglior blog biologico in italiano, che dovreste leggere invece delle mie stupidaggini), sarà il caso di mandare alla ribalta qualche animaletto che non ha la fortuna di essere stampato su una quantità irragionevole di tazze e magliette.

Per questa volta, visto che di invertebrati si parla spesso in questo blog, ho scelto un volatile, Rhinoplax vigil.

Cos’è, solo perché non è un orsacchiotto non merita il vostro amore ?

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