Lo Spiegone: Come sappiamo da dove vengono i bambini

Da dove vengono i bambini? Se non avete nessuna idea della risposta, fate una pausa nella lettura ora, e andate a fare quella chiaccherata di rito con il vostro genitore favorito; se nella vostra vita le cose funzionano come nei film, con larghe metafore di api/fiori e impollinazioni varie, dovreste nonostante tutto avere una migliore idea di come funziona la riproduzione umana della maggior parte delle persone per la maggior parte della storia dell’umanità.

In una vecchia foto di famiglia, babbo bradipo spiega la riproduzione sessuata.

Oh, non fraintendete: che i bimbi vengano dalla vagina della loro madre è un’informazione patrimonio dell’umanità dall’inizio della specie; come i bambini ci finiscano dentro, però, è tutta un’altra questione.

Strano ma vero, sappiamo dare una risposta decente alla domanda “da dove vengono i bambini?” da solo una manciata di secoli.

Magari siete lettori di una qualche setta di cristiani rinati, teocon repubblicani, o ciellini, e neppure riuscite ad immaginare l’atto della copula separato da un atto riproduttivo: sia come sia, sappiate che è ragionevole pensare che l’idea che il sesso sia la cosa che ficca i bambini nell’utero non ha più di una decina di migliaia di anni.

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Contro la plutopucciocrazia: il pollo di Montagna (che non è un pollo) e il fungo assassino

Questo è un pollo di montagna, una specie in via d’estinzione considerata non pucciosa:

Tecnicamente quella nella foto, essendo femmina, dovrebbe essere una pollastrella di montagna. Photocredits: Arkive.org

No, non ho sbagliato a mettere la foto. Leptodactylus fallax è la rana gigante dei fossati, altrimenti nota come pollo di montagna. Perché?

Perché sa di pollo, ovviamente. E questo l’ha messa parecchio nei guai.

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Anatomia di un avvelenamento: l’evoluzione dei serpenti e del loro veleno

E’ abbastanza ovvio da come conduco il blog e la pagina di Facebook di Prosopopea che una delle cose che mi piace di più in assoluto è trovare roba insolita e fagocitarla ad un ritmo impressionante.

Ma ancora più di trovare strani fattoidi, una cosa che mi piace è trovare buone domande. E, nella mia assolutamente personale definizione, una buona domanda è spesso una domanda che si nasconde in piena vista: qualcosa che dovrebbe averti provocato curiosità in qualche  modo durante le vicissitudini della vita, ma se ne è sempre stata ben acquattata nei recessi della mente.

L’altra notte stavo cercando qualche specie rettiloide per niente pucciosa per un blogpost, finché, leggendo della Vipera Cornuta di Matilda, un serpente scoperto in Tanzania del 2011 al cui veleno non esiste antidoto, l’impulso ha finalmente raggiunto la corteccia prefrontale, ed è arrivata la domanda:

Ma il veleno dei serpenti, come diavolo si è evoluto ?

Un bel primo piano Atheris matildae, la vipera cornuta di Matilde, che prende il nome della figlia di Tim Davenport, che è anche il possessore del copyright di questa foto.

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Abbiamo davvero un numero finito di battiti del cuore ?

E’ passato quasi un mese dalla morte di Neil Armstrong.

L’ho scoperto mentre ero in vacanza, navigando con il mio smartphone sulla rete wifi dell’ostello. La mia prima reazione, ancora prima di rattristarmi, è stato sentirmi oltraggiato. Non per tutte le battute più o meno tristi che giocavano con la confusione fra Neil Armstrong/ Lance Armstrong/Louis Armstrong. L’idea in sè che l’Universo avesse un Neil Armstrong morto e uno Scilipoti  vivente semplicemente era troppo, e la mia reazione è stata più o meno analoga a quella del tifoso medio quando viene assegnato un rigore contro la sua squadra.

La seconda cosa che mi è balzata in mente è una frase celebre attribuita a Neil, che ora è immortalata in un dozzilione di varianti di poster/fumetti/foto per una conveniente condivisione su FB. Qui sotto un esempio:

Traduzione per la mia mamma che non parla inglese: “Credo che ogni essere umano abbia un numero finito di battiti cardiaci, e non intendo sprecarne nessuno”

Che è praticamente una variante nerd del sempreverde “Carpe Diem”, o una variante un po’ più raffinata del più recente YOLO.

Ma in quel momento, fissando i 3.2 pollici di schermo dello smartphone, quell’affermazione era diventata più importante del fatto in se. Neil aveva ragione ? Abbiamo davvero un numero finito di battiti del cuore prima di morire ? Dobbiamo davvero sorbirci altri ~30 anni di Scilipoti ?

Sentivo l’urgente bisogno di trovare risposta a questa domanda, ma la mia ragazza mi stava trascinando fuori verso un hipsterissimo concerto jazz in un hipsterissimo locale parigino, quindi l’unica cosa a cui potevo appellarmi per trovare una risposta erano i meandri della mia memoria.

E io ho una pessima memoria.

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L’intelligenza degli insetti, o come le formiche hanno inventato il TCP/IP

Uno dei pregiudizi anti-insetto che più in assoluto odio è che gli insetti siano stupidi.

” Hanno un cervello microscopico, non sono veramente fighi ed intelligenti come noi con la nostra neocortex “.

Il cervello di una balena pesa 9 kg e ha approssimativamente 200 miliardi di neuroni. Un cervello umano pesa 1/1.5 kg ed ha circa 80-100 miliardi di neuroni; un’ape ha un cervello di un millimetro cubo, e meno di un milione di neuroni.

Questo è il genere di infinite forme bellissime che piacciono a Zombie Darwin.
Photocredits: c’è il watermark, non vedi ?

Direi che non ha molto senso usare le dimensioni del cervello per fare comparazioni di ordine cognitivo; se andiamo a vedere i comportamenti, è tutto un altro paio di maniche.

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Contro la Plutopucciocrazia: Adetomyrma venatrix

Dunque, torno dalle vacanze, e, per abitudine, vado a fare un giretto nelle statistiche del blog. Chissà quali termini della ricerca hanno indirizzato amabili utenti verso il mio blog in questi tre giorni! Magari posso capire cosa piace alla gente, e sfruttare queste nuove informazioni per diventare più apprezzato e popolare !

Vi odio tutti.

Ripensandoci, non me ne frega una beata mazza di quello che volete vedere voi maledetti pucciofili. Anzi, adesso, per dispetto, vi beccate un’altro post antiplutopucciocratico, con una creatura non solo repellente per i plebei che non trovano pucciosità se non in creature con il rapporto dimensionale occhi/cranio più alto di quello di un manga super-deformed, ma attivamente sinistra e vagamente EVIL.

Pucciofili e persone intelligenti, ecco a voi Adetomyrma venatrix, altrimenti detta la formica Dracula.

Guardate quanto sembra malvagia. 

Le formiche Dracula sono una specie endemica del madagascar, in via d’estinzione, indicizzata nell’ IUCN Red List of Threatened Species. Per saperne qualcosa di più, bisogna innanzitutto trovarla. Per farlo, dovete puntare una specifica foresta nel madagascar occidentale: la foresta di Zombitse.

Sì, per trovare la formica Dracula dovete addentrarvi nel cuore della foresta di Zombitse. Non ci saranno ulteriori commenti su quanto ciò sia una cosa TOTALMENTE E COMPLETAMENTE AWESOME.

Perché formica dracula ? Perché aprono abitualmente la testa dei loro piccoli e succhiano il loro sangue come nutrimento.

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Perché il cioccolato è tossico per i cani

Qualche tempo fa ho scritto un articolo sul perché l’aspirina è tossica per i gatti, andando ad indagare le cause profonde (evolutive) della questione; e a quanto pare è stato un articolo socialmente utile, vista la considerevole quantità di gente che trova l’articolo cercando ” posso dare l’aspirina al gatto” o chiavi di ricerca simili (o più inquietanti, tipo “veleno per gatti”.)

Similmente alla questione gatti-aspirina c’è la questione cani-cioccolato: anche questa viene continuamente ripetuta come differenza fisiologica incolmabile tra uomo e animale, senza purtroppo avere molta cognizione di causa dei come e dei perché.

Ciò che è veramente tossico per il cane non è la cioccolata nel suo insieme, ma una classe di composti alcaloidi (un alcaloide è semplicemente una molecola con un gruppo azotato basico) che si chiamano metilxantine:  le più celebri (e quelle che ci interessano in questo caso) sono la teobromina, la caffeina, e la teofillina. Tutti e tre questi composti sono presenti nella cioccolata, ma quello in maggiore quantità è la teobromina. Anche caffeina e teofillina sono tossici, quindi evitate di dare caffé o tea ai vostri cani (e anche ai gatti, son tossici pure per loro). Non che ci sia una buona ragione per darglieli, ma vabbé.

Perché le metilxantine sono tossiche per i cani ? Beh, tecnicamente, le metilxantine sono tossiche per tutti, uomo incluso. Ma, come al solito, quando si parla di tossicità, è bene ricordarsi l’immortale massima di Paracelso: ” La dose fa il veleno. ” Si presta più attenzione al fatto che la cioccolata sia tossica per i cani, perché è forse un fatto più familiare ai padroni: in realtà, per i gatti è ancora più letale, ma dal momento che i gatti non hanno recettori per il dolce, come sapete se avete letto il precedente articolo sul perché i carnivori hanno un pessimo gusto, tendenzialmente non gli piace e non la mangiano. I cani quei recettori li hanno, e quindi tendono a sbafarsi il cioccolato in tutta la sua bontà in pochi istanti, con risultati pessimi.

La struttura chimica delle tre metilxantine del cioccolato. Fate caso che teobromina e teofillina, pur avendo entrambi due gruppi metili (i CH3), li hanno in posizioni differenti.
PhotoSource: cliccate l’immagine.

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Crittoanalisi per Christopher Priest: Vigenére vs Babbage

Dunque, un po’ di tempo fa feci un post su Hugh Jackman e la crittoanalisi che, come i migliori film d’azione dell’australico attore, finiva con un cliffhanger per un sequel.

Visto lo straordinario successo di pubblico e di critica del precedente post, non posso quindi esimermi dal riversare saccenza su ” Le Chiffré Indechiffrable ” che saggiamente Christopher Priest, noto fan del blog, ha inserito nella versione cartacea e non celluloidica di The Prestige purché io ne parlassi un poco.

Un altro grande fan del blog esterna il suo entusiasmo per il precedente articolo.

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Agricoltura per coleotteri: come ti trasformo un parassita in un nutriente snack

Gli esseri umani non hanno inventato l’agricoltura.

Ci sono specie di formiche e di termiti che costruiscono vere e proprie serre e giardini, strutture specializzate gargantuesche che ricordano l’agricoltura estensiva umana, in cui coltivano specie di funghi con cui hanno una imprescindibile relazione mutualistica. E, che si tratti di tagliare foglie da dar da mangiare alle formiche, o di mungere gli afidi che si allevan con fatica, son quasi sempre solo gli insetti eusociali, quelli che vivono tutti imparentati in grosse colonie, che possono permettersi questo genere di investimento industriale.

Ed è difficile capire come una relazione così stretta e da cui così fortemente dipendono sia l’agricoltotore che l’agricolto sia potuta evolversi attraverso passaggi graduali fino a questo perfetto mutualismo.

Ma dal Giappone arriva una ricerca con un sacco di cose che piacciono a me: insetti, parassiti, lieviti, e creature che indirettamente fanno del male ai Panda depositando uova nel bamboo.

Tendenzialmente io preferisco fare male ai panda direttamente .

Ok, tecnicamente, Doubledaya bucculenta, vivendo in giappone e depositando le uova nel bambù morto o morente, non compete con i Panda per risorse o habitat. Ma, in ogni caso, questo coleottero è la dimostrazione che con un po’ di creatività si possono evolvere metodi più intelligenti di usare i germogli di bamboo che mangiarne quintali al giorno.

D. buccolenta in tutto il suo splendore. Photo Credits: QUESTO blog giapponese

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Quattro hominini e un matrimonio

Sono ad un matrimonio. Al banchetto, precisamente. E non posso fare a meno di pensare che in nessun modo l’essere umano si sia evoluto per questo. Forse è perché mi sento uno straniero in terra straniera, ad un tavolo dove l’unica faccia conosciuta è quella, insopportabile, di mia sorella. Forse è che nessuno si può sentire a suo agio mangiando montagne di cibo ipercalorico ad una temperatura vicina a quella del Sahel; forse è la cravatta che avvinghia il mio collo come un constrictor ubriaco, forse è il bicchiere di vino che mi sono appena scolato, ma l’unica cosa che ho in testa è Paranthropus boisei.

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