L’intelligenza dei vittoriani (e il selection bias)

Hey, sono finalmente in ferie.

Il che significa che posso andare a prendere articoli scientifici vecchi di due mesi, sculacciarli perché contengono cattiva scienza con una gran dose di alterigia, e avere comunque tutto il tempo che mi serve per cancellare tutti i commenti che non dicono ” OMG MM ma quanto hai ragione? “.

Questo articolo pubblicato su “Intelligence” è finito perfino sulla stampa generalista ( es. su repubblica ) per via della sua conclusione che comunque piace ai nostri istinti nostalgici: stiamo diventando tutti più idioti. Ah, “ai miei tempi si leggeva… ora tutti a instupidirsi davanti a facebooke”. Secondo gli autori, la migliore educazione, la migliore alimentazioni, le migliore cure rispetto al passato non riescono comunque a mascherare il fatto che nel 1880 la gente era biologicamente più intelligente.

Perché secondo loro siamo diventati più scemi ? Perché c’è una correlazione inversa tra intelligenza e fertilità, per cui la gente più stupida fa più figli, e quindi presto saremo invasi da oceani di gente mentalmente sottosviluppata, alla faccia di quelli che credono che l’evoluzione sia un continuo trionfo verso il progresso. In pratica, la trama di Idiocracy.

Ci si aspetta questa diminuzione generale dell’intelligenza da quando ci si è resi conto del collegamento inverso tra intelligenza e fertilità, ma questo pattern si rifiuta di diventare palese: anzi, su ogni generazione bisogna rinormalizzare a 100 i test del QI, per colpa di quello che in gergo viene chiamato Effetto Flynn. Più o meno 5 punti di QI in più per generazione, effetto che viene normalmente spiegato con fattori sociali vari (migliore educazione, nutrizione, etc.) piuttosto che con un’evoluzione reale.

A prima vista lo studio, che si intitola ” Were the Victorians cleverer than us? The decline in general intelligence estimated from a meta-analysis of the slowing of simple reaction time ” sembra fatto bene. Ma solo a prima vista.

L’articolo studia il tempo di reazione, una cosa che sappiamo essere correlata a g, la misteriosa intelligenza generale per cui nessuno ha una definizione soddisfacente ma che, in qualche modo, è correlata al quoziente intellettivo, QI. E’ più di un secolo che la gente misura i tempi di reazione, e la tradizione è stata inventata da Francis Galton, il cugino di Darwin, che mentre inventava la biometria e la meteorologia, trovò anche il tempo di diventare uno dei più grandi propositori dell’eugenetica.

E di farsi crescere delle basette epiche. Non capisco perché il look “pelata+chierica+basettone cespose” non vada più di moda. Deve essere una cosa ciclica. Photocredits: Wikimedia, public domain

Gli autori quindi prendono in mano 14 studi che registravano il tempo di reazione dal 1884 e il 2004, e facendoci una grossa analisi statistica, traggono la loro conclusione sopra malamente riassunta. La loro idea per cui l’effetto Flynn maschera una riduzione biologica dell’intelligenza è anche abbastanza furba, e si basa sull’Effetto Jensen, secondo cui fattori genetici e fattori ambientali influenzano g (general intelligence) in maniera diversa, per cui misure come l’intelligenza verbale possono aumentare nonostante biologicamente stiamo diventando più stupidi, come si vede da misure più direttamente legate alla fisiologia (robe come la dimensione del cervello, tasso di utilizzo del glucosio da parte del cervello e, chiaramente, il tempo di reazione). E fin qui, la teoria regge, anche se gli autori sostengono una perdita di 15 punti di QI in 100 anni, che mi sembra veramente tanto, ma è anche vero che c’è gente che si ubriaca con la vodka negli occhi, quindi…

Per quanto io non sia in nessun modo un esperto ma solo un’amatore, mi sembra che la meta-analisi, in sé, da un punto di vista logico e matematico sia fatta bene.
Si può mentire con la statistica, certo, ma è una cosa stupida, perché è molto più facile mentire senza statistica.

Come faccio a dire, dall’alto del nulla, che l’articolo è cattiva scienza ? L’ho scritto nel titolo. Selection bias. Che, volendo proprio tradurre per la mia mamma, in italiano si chiama “Effetto di selezione”, ma è bruttina come espressione, perché perde il significato di bias, che è qualcosa tipo “distorsione”.

Dei 14 studi usati nella meta-analisi, solo 2 vengono dall’epoca vittoriana: uno dell’amico eugenetista Galton, su un consistente campione di 3410 persone, e l’altro viene da Helen Thompson Woolley che, nel 1895 si prese la briga di misurare i tempi di reazione di 49 americani. Cioè praticamente tutti i dati dell’epoca vittoriana (98.5%) vengono da Galton, il che non è totalmente sorprendente, considerato che praticamente inventato lui questa branca della statistica.

La Wolley, tra le altre cose, dimostrò che sebbene generalmente gli uomini hanno tempi di reazione più veloci delle donne, questa differenza non si traduce in differenze statisticamente significative a livello di QI tra donne e uomini. Che non è poco, considerato che lo studio si basa sull’assunto che tempi di reazione e QI siano abbastanza correlati da poter misurare il secondo in base al primo.  Photocredits: Feminist voices, public domain

Ma chi era la gente che misurava Galton ? Ed è comparabile alle popolazioni misurate dopo ? Perché, se voglio fare l’infame e dimostrare, che so, che gli OGM fanno venire il cancro, basta che prendo un ceppo di ratti che naturalmente ha una propensione alta a sviluppare neoplasie, li imbottisco di pastone OGM, e poi li comparo con un altro ceppo di ratti diverso, con incidenze naturalmente diverse, e fingo che le differenze misurabili siano per colpa degli OGM. Nessuno scienziato serio farebbe una cosa del genere consciamente, ma ci sono casi in cui è intrinsecamente difficile avere gruppi comparabili (specie nell’epidemiologia), casi in cui ci possono essere sono difficoltà logistiche o etiche nel farlo, e casi in cui gli scienziati non sono seri.

Come faceva Galton a raccogliere i suoi dati ? Grazie ad un bellissimo paper di storia della scienza di 20 e più anni fa, ” Galton’s Data A Century Later”, possiamo inquadrare storicamente e praticamente i suoi esperimenti, e, di conseguenza, il paper sopracitato, e fare una pernacchia virtuale rivolta a quelli per cui la storia della scienza non serve a nulla.

Galton aveva messo su un laboratorio nelle gallerie delle scienze del museo di South Kensington, dove i visitatori, per gioco o per amor di progresso, potevano pagare 3 penny ( 25 € corretti all’inflazione).  In pratica l’iniziativa era,  nelle parole di Galton, dedicata ” a chi volesse essere misurato in molti modi accurati per porre riparo a rimediabili difetti nel proprio sviluppo, o scoprire propri talenti nascosti “. 9000 persone in 9 anni si prestarono a questo esperimento, e, 3500 di questi curiosi, che avevano 25 euro da spendere in una curiosità scientifica fanno parte dei dati usati nella meta-analisi in questione. Tutti i soggetti, secondo le note stesse di Galton, avevano più di 16 anni, e il 44% dei soggetti era composto da studenti universitari o altri “studiosi”.

Helen Thompson Wolley era una psichiatra americana, quasi co-eva di Galton, che come il collega inglese si affidò a volontari per le sue misure. Questi volontari erano studenti laureati, o dottorandi al primo anno, dell’Università di Chicago, dove la Woolley aveva il suo laboratorio. Nel 1895. Le sue misure, sebbene su un campione molto ridotto, sono pressoché identiche a quelle di Galton, il che è strano da un certo punto di vista, perché anche oggi, comparando di qua e di là dall’Atlantico, si trovano differenze misurabili. Ancora peggio: si riesce a trovare una differenza significativa persino tra Londra e la Scozia, di 5 punti di IQ, praticamente la metà di quanto lo studio sostiene ci sia tra una persona moderna a caso e un vittoriano a caso.

D’altro canto, non è strano che siano così simili le misure, perché sia Galton che la Wolley stavano andando a misurare  più o meno lo stesso gruppo, l’equivalente degli 1percenters assediati dai membri del movimento Occupy. Non esattamente un campione rappresentativo della gente comune, ma comprensibile: perché in età vittoriana la scienza era fatta da persone ricche e aristocratici, non da giovani precari affamati che vanno in ferie due settimane ad agosto, e certamente non si andava a infilare la gente povera nei propri campioni, perché, Ewwww per fare una cosa del genere dovrei fisicamente avvicinarmi ad un povero!

Prendiamo invece lo studio moderno col campione più grosso (perché avrà maggior peso sul risultato finale) che viene paragonato nell’articolo a queste imprese dei vittoriani, uno studio scozzese che descrive così la sua metodologia di campionamento:

The study was originally located in the Central Clydeside Conurbation (Figure 3), a socially heterogeneous and predominantly urban region, including Glasgow City, which is known to have generally poor health. Two-stage stratified sampling was used to select subjects. For the regional sample, local government districts were stratified by unemployment and socio-economic group data from the 1981 Census and 52 postcode sectors were systematically selected from these with a probability proportionate to their population size. The same postcode sectors were chosen for all three cohorts. The sampling frame used for individuals was Strathclyde Regional Council’s 1986 Voluntary Population Survey—an enhanced electoral register that provides details of the age and sex of all household members.3 Individuals were selected from the 52 postcode sectors within each age cohort with a systematic selection with a prescribed sampling interval from a random start.

Uhm, sembra quasi che siano stati attenti a chi inserire nel campione per avere dei dati più genuini possibili, presi da una delle zone più malsane e povere di Glasgow, stratificando il campione, pescando a caso tra la gente di qualsiasi sesso ed età presa dal censimento. Non è mica che non sono paragonabili ai parrucconi che andavano da Galton per scoprire i loro talenti segreti ?

Gli studi moderni sono doppiamente randomizzati e ultra controllati per essere sicuri di avere un campione rappresentativo delle fasce più basse della popolazione, quelle che più di tutte sfuggono normalmente a questo tipo di indagini, perché nei 130 anni in cui secondo gli autori abbiamo perso 15 punti di QI, abbiamo anche trasformato la scienza da trastullo per pochi privilegiati a strumento di cambiamento e rivoluzione sociale.
Galton si concentrava sui migliori nella sua continua ricerca ad affinare la razza umana,mentre da almeno 50 anni la scienza si va a caccia della gente a cui non è ancora riuscita a migliorare la vita.

L’unica cosa che prova questa meta-analisi è che la persona moderna media ha un QI più basso dell’elite più elitaria della storia dell’umanità. Non un risultato particolarmente soprendente, e di certo non una prova schiacciante del declino intellettuale della società occidentale.

Anche se il non accorgersi di grossolani errori di campionamento potrebbe essere considerato un indizio…

Michael A. Woodley,, Jan te Nijenhuis, & ,Raegan Murphy (2013). Were the Victorians cleverer than us? The decline in general intelligence
estimated from a meta-analysis of the slowing of simple reaction time Intelligence DOI: 10.1016/j.intell.2013.04.006

ResearchBlogging.org

Johnson, Ronald C.; McClearn, Gerald E.; Yuen, Sylvia; Nagoshi, Craig T.; Ahern, Frank M.; Cole, Robert E. (1985). Galton’s data a century later.
American Psychologist, 40(8) DOI: 10.1037/0003-066X.40.8.875

  1. Madsciencelover

    OMG MM ma quanto hai ragione?

  2. Jo Langeneck

    Ci sarebbe anche da discutere sul senso del QI e come questo sia stato misteriosamente trasformato da misura di scolarizzazione a misura oggettiva dell’intelligenza…

    • Non ho voluto sfiorar più che tangenzialmente la questione (come del resto quella della questione della correlazione tra g e tempi di reazione) perché è sempre uno di quei pantani da cui non si esce in nessun modo.
      No, neanche per me ha senso il QI come misura di g, ma non solo per colpa dei test del QI, ma perché la “general intelligence” ha una definizione così fluida e poco costante, anche nei soli 100 anni di storia da Binet a noi. Ma anche concedendo tutti gli assunti “teorici”, resta il grossolanissimo sampling bias a rovinare il risultato.

  3. Spesso raffinatissime statistiche coprono errori di principio grossolani, purtroppo.

  4. OGM ma quante ne sai?

  5. OMG ma quanto hai ragione?

  6. Quanto hai ragione. Tant’è che quando ho visto l’introduzione di Idiocracy, più che ridere stavo quasi per piangere per la verità delle affermazioni.

  7. higgsbosoff

    “E di farsi crescere delle basette epiche. Non capisco perché il look “pelata+chierica+basettone cespose” non vada più di moda. Deve essere una cosa ciclica.”

    Non ci facciamo piú crescere basette cosí epiche perché siamo diventati troppo stupidi per apprezzarle. Ti servono altre prove?

  8. Hasta i victoriani siempre | Prosopopea - pingback on 08/09/2014 @7:48
  9. Hasta i Vittoriani siempre | Prosopopea - pingback on 08/09/2014 @7:50

Lascia un commento


NOTA - Puoi usare questiHTML tag e attributi:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Trackbacks e Pingbacks: